“Speravamo di avere qualche elemento per discutere una riforma della giustizia. Non ne stiamo discutendo oggi e non ne abbiamo discusso in questo anno e mezzo di legislatura: la riforma Nordio della giustizia non esiste. Nella scorsa legislatura erano state invece approvate tre importanti riforme che necessitano di essere attuate, di essere messe a terra, di interventi da fare con grande urgenza. E concordiamo col ministro sul fatto che i tempi della giustizia siano la priorità, ed è esattamente il tema che ci siamo posti con le riforme del processo penale e civile. Ma allora chiediamo al ministro se è prigioniero, ostaggio durante le giornate in via Arenula, perché siamo pronti a organizzare immediatamente un presidio democratico e liberarlo. Infatti non capiamo perché questo governo ha approvato una serie di interventi che mettono sabbia negli ingranaggi di quelle riforme che servirebbero proprio a migliorare i tempi della giustizia”.
“Il ministro Nordio ha avallato due elementi: aree di impunità per alcune categorie di reati che corrispondono ad alcune categorie sociali, che sono già molto protette e potenti e nuovi reati, punibilità fortissima per altre categorie sociali che sono assolutamente non protette. Ma, quando queste aree di impunità riguardano reati che coinvolgono per lo più una serie di funzioni e funzionari che non sono gli amministratori, ma sono altri in posizione di potere, allora qui stiamo parlando di abuso di potere, del rapporto tra il cittadino e il potere. Ma il garantismo che cos’è, se non il rapporto tra il cittadino e il potere? Di questo anno e mezzo di legislatura rimane comunque una cosa: un livello di scontro altissimo con la magistratura e non un confronto dialettico, anche aspro, al quale non ci siamo mai sottratti. Un deficit di concertazione con gli altri operatori, come l’avvocatura. Quindi, un livello di scontro altissimo, un deficit di confronto e di concertazione. In compenso, se uniamo con una linea tutti gli interventi, otteniamo un bel populismo giudiziario autoritario”.
Così in Aula a Palazzo Madama la vicepresidente dem del Senato Anna Rossomando, intervenendo sulla relazione del ministro Carlo Nordio sull’amministrazione della giustizia.