Domenica, in occasione della festa della mamma la vicepresidente del Senato in quota Partito democratico, Anna Rossomando, ha visitato sia la sezione femminile che l`Icam dell`istituto di pena Lorusso e Cutugno di Torino. L`iniziativa rientra nella campagna “Madri Fuori”, contro il decreto sicurezza del governo Meloni.
Che bilancio può fare della visita?
È chiaro che la situazione delle detenute madri, a prescindere dall`età della prole, è molto complessa. C`era una donna, reclusa nel carcere per truffa che a soli 35anni ha perso la genitorialità di tre figli, affidati ad altre famiglie. Nove mesi fa ne ha partorito un quarto agli arresti domiciliari, dopo poco è tornata in carcere. Poi nell`Icam c`era un bambino di 21 mesi. Sua madre ha 31 anni. Questa circostanza non può che commuovere. Si tratta del solo bambino presente in struttura, la mattina esce per andare all`asilo ma poi torna e si ritrova a vivere un`infanzia che non dovrebbe appartenere a nessun fanciullo. Comunque ci sono sbarre di ferro intorno a tutta la struttura carceraria, il piccolo per uscire deve superare diversi controlli, può muoversi solo all`interno di un piccolo giardino. Gli mancano gli spazi, la vista, la compagnia di bambini che alla sua stessa età vivono la normalità, mentre lui non sa cosa sia. Quindi è chiaramente una situazione che non dovrebbe esistere. I bambini non devono stare in carcere, mai. Per il Governo e la maggioranza però sì, queste situazioni non fanno scandalo.
Adesso, a causa del dl sicurezza, si introducono norme peggiorative. E non dimentichiamo che sono solo tre gli Icam in tutto il territorio: quindi questo vuol dire che eventualmente una donna viene rinchiusa in una struttura lontana dalla famiglia. Si svilisce così il principio di territorialità della pena. Noi eravamo riusciti a far approvare nel maggio 2022 la legge Siani, che prevedeva tra l`altro, la sospensione della pena alle donne incinta e alle madri di bambini fino a tre anni in caso di custodia cautelare. Poi tutto è saltato con la nuova maggioranza.
Adesso però si discute di indulto o meglio di indultino: Nessuno Tocchi Caino sta lavorando ad una proposta di legge a cui al momento hanno aderito esponenti del suo partito, di Iv, Azione, e anche di Forza Italia. Secondo lei si arriverà ad una approvazione?
È chiaro che nella situazione drammatica attuale delle nostre carceri, sovraffollate e teatro di drammatici suicidi, questa soluzione emergenziale darebbe un po` di respiro. Ma bisognerebbe mettersi nell`ottica di risolvere i problemi in maniera strutturale. Noi, come Pd, abbiamo proposto diverse strade da percorrere soprattutto per valorizzare una esecuzione alternativa al carcere e contemporaneamente risocializzante. Tuttavia, questa maggioranza le ha tutte bocciate.
Ha fiducia che Forza Italia questa volta mantenga il punto e non si tiri indietro come in passato?
Forza Italia lancia dei segnali ma puntualmente poi si tira indietro. Se davvero si considera un partito più ispirato a una tradizione liberale che a quella forcaiola dei suoi alleati allora lo dimostri. Io sinceramente mi aspetterei anche dal Ministro Nordio una presa di posizione che vada in una direzione opposta a quella di una visione carcerocentrica della pena. Prima di sedere a via Arenula, ma anche nei primi mesi di nomina, aveva professato una cultura liberale della pena, per poi rimangiarsi tutto con il dl carceri, il dl sicurezza, la bocciatura delle nostre proposte e il solo puntare sull`edilizia carceraria, che è sì importante, ma non la soluzione per risolvere l`emergenza e affrontare il tema dell`esecuzione della pena. Tra le prime dichiarazioni di Nordio quale Guardasigilli c`erano quelle a favore di una serie depenalizzazioni, ora appone la firma su un decreto – quello sicurezza – che introduce quattordici nuovi reati e nove nuove aggravanti.
Perché secondo lei il ministro si è snaturato?
Dovrebbe chiederlo a lui. Credo che comunque a via Arenula prevalga l`impostazione del suo sottosegretario Delmastro che si onora quasi di dirsi “giustizialista” sull`esecuzione della pena e non ha problemi, anzi, se i detenuti non respirano nei blindi della polizia penitenziaria.
Il caso di Emanuele de Maria, il detenuto in permesso di lavoro che però prima ha ucciso una donna e poi si è tolto la vita, potrebbe spingere la maggioranza a fare un provvedimento ad hoc per limitare le misure alternative?
In attesa di tutti gli accertamenti del caso, a prescindere un legislatore serio non fa norme basandosi sul singolo caso di cronaca. Quello che invece bisogna avere il coraggio di dire è che le misure alternative abbattono drasticamente la recidiva. Sono proprio queste a garantire la sicurezza dei cittadini e non detenuti restituiti, dopo l`espiazione della pena, alla società senza aver avuto la possibilità di reinserirsi già da prima nella nostra comunità.