Ha ammesso le sue colpe, ora se ne deve andare
Usa Facebook Francesco Russo, senatore triestino del Pd, per dirlo senza mezze misure: «Giorgio Orsoni non può continuare a fare il sindaco di Venezia». Invocando, anche per lui, quel «Daspo» proposto da Matteo Renzi per testimoniare che l`aria è cambiata.
Orsoni deve andare a casa?
«Non ho nulla contro la persona, credo anzi che non abbia intascato nulla per sé. Ma a me interessa, e su quello giudico, che Orsoni abbia patteggiato una pena a quattro mesi ammettendo una responsabilità che lo rende incompatibile con la carica di sindaco. Credo che il Daspo evocato Renzi sia l`unico strumento per testimoniare che noi, come Partito democratico abbiamo chiuso con ogni possibile cedimento personale».
Intanto, però, è tornato a presiedere la Giunta di Venezia…
«Solo qualche giorno fa l`ennesimo sondaggio dava la credibilità dei partiti al 2%. Se la politica oggi vuole aiutare questo Paese ad uscire dal clima complessivo di sfiducia che che lo soffoca deve rompere con il sistema che ha tenuto fermo l`Italia, molte volte anche attraverso comportamenti poco trasparenti e poco limpidi. Questa è la vera discontinuità».
Nessuna dicotomia tra vecchia e nuova classe politica quindi?
«Non credo che il dato sia di tipo generazionale, di contraddizione tra vecchi e giovani. Il punto è che occorre chiudere una stagione e dire chiaro é tondo agli italiani che atteggiamenti che, purtroppo, non sono solo della politica ma molto spesso anche dell`amministrazione, sono un capitolo che appartiene al passato».
In che cosa differisce il caso Orsoni da quelli di alcuni sottosegretari indagati che pure sono rimasti in carica?
«Orsoni che ha chiesto di patteggiare 4 mesi ammettendo una responsabilità è il medesimo Orsoni che, nello stesso giorno, fa una conferenza stampa per dire che resta sindaco. Non siamo di fronte a un semplice avviso di garanzia».
Secondo Orsoni, però, nel Pd sarebbero in pochi a pensarla come lei…
«Mi considero un garantista e il caso Orsoni il più marginale degli episodi emersi dall`inchiesta del Veneto. Ciò non toglie che l`estraneità di chi fa parte del nostro partito a fatti di questo tipo debba essere totale. Credo che Orsoni sbagli, perché la maggioranza del Pd e dei suoi elettori oggi chiede una assoluta rottura con tutto ciò che non sia limpido e trasparente».
Intanto, però, alla Camera la maggioranza è andata sotto sulla responsabilità civile dei magistrati. Un avviso alle toghe da quella che lei definisce la vecchia politica?
«E` stato un grave errore, proprio perché il messaggio che passa, anche se credo non fosse voluto, è quello riassunto dalla sua domanda. Non possiamo permetterci, nel momento in cui la magistratura è in prima fila per scoperchiare il marcio dietro gli appalti Expo e Mose, di dare il segnale che vogliamo punire i pm che indagano in prima linea. Siamo dalla parte della magistratura e con la magistratura vogliamo fare la riforma della giustizia».
Orsoni deve andare a casa?
«Non ho nulla contro la persona, credo anzi che non abbia intascato nulla per sé. Ma a me interessa, e su quello giudico, che Orsoni abbia patteggiato una pena a quattro mesi ammettendo una responsabilità che lo rende incompatibile con la carica di sindaco. Credo che il Daspo evocato Renzi sia l`unico strumento per testimoniare che noi, come Partito democratico abbiamo chiuso con ogni possibile cedimento personale».
Intanto, però, è tornato a presiedere la Giunta di Venezia…
«Solo qualche giorno fa l`ennesimo sondaggio dava la credibilità dei partiti al 2%. Se la politica oggi vuole aiutare questo Paese ad uscire dal clima complessivo di sfiducia che che lo soffoca deve rompere con il sistema che ha tenuto fermo l`Italia, molte volte anche attraverso comportamenti poco trasparenti e poco limpidi. Questa è la vera discontinuità».
Nessuna dicotomia tra vecchia e nuova classe politica quindi?
«Non credo che il dato sia di tipo generazionale, di contraddizione tra vecchi e giovani. Il punto è che occorre chiudere una stagione e dire chiaro é tondo agli italiani che atteggiamenti che, purtroppo, non sono solo della politica ma molto spesso anche dell`amministrazione, sono un capitolo che appartiene al passato».
In che cosa differisce il caso Orsoni da quelli di alcuni sottosegretari indagati che pure sono rimasti in carica?
«Orsoni che ha chiesto di patteggiare 4 mesi ammettendo una responsabilità è il medesimo Orsoni che, nello stesso giorno, fa una conferenza stampa per dire che resta sindaco. Non siamo di fronte a un semplice avviso di garanzia».
Secondo Orsoni, però, nel Pd sarebbero in pochi a pensarla come lei…
«Mi considero un garantista e il caso Orsoni il più marginale degli episodi emersi dall`inchiesta del Veneto. Ciò non toglie che l`estraneità di chi fa parte del nostro partito a fatti di questo tipo debba essere totale. Credo che Orsoni sbagli, perché la maggioranza del Pd e dei suoi elettori oggi chiede una assoluta rottura con tutto ciò che non sia limpido e trasparente».
Intanto, però, alla Camera la maggioranza è andata sotto sulla responsabilità civile dei magistrati. Un avviso alle toghe da quella che lei definisce la vecchia politica?
«E` stato un grave errore, proprio perché il messaggio che passa, anche se credo non fosse voluto, è quello riassunto dalla sua domanda. Non possiamo permetterci, nel momento in cui la magistratura è in prima fila per scoperchiare il marcio dietro gli appalti Expo e Mose, di dare il segnale che vogliamo punire i pm che indagano in prima linea. Siamo dalla parte della magistratura e con la magistratura vogliamo fare la riforma della giustizia».