I presidenti Grasso e Boldrini hanno proposto un taglio degli stipendi dei dipendenti di Camera e Senato. Secondo il nuovo piano il tetto massimo retributivo sarà di 240.000 euro: una cifra, comunque molto consistente ma ben più bassa di quella attuale dal segretario generale (406.000). In un periodo di tagli per tutti, una scelta giusta. Eppure 23 sigle sindacali hanno annunciato che daranno battaglia perché ritengono la proposta irricevibile. Sul fronte politico, invece, gli unici in ufficio di presidenza, a non votare a favore sono stati i M5S.
Di Maio, peraltro, riguardo alle proteste dei dipendenti, a fine luglio, aveva dichiarato: “comprensibile, questo accade quando si taglia ai dipendenti prima che alla politica”.
Nel frattempo, però, noi senatori abbiamo dato il buon esempio “tagliando’ noi stessi.
Forse anche i dipendenti di Camera e Senato, adesso, possono fare la loro parte.
E sarebbe bello che, per una volta, anche i grillini, la smettessero di fare i “bastian contrari”: così facendo difendono quei privilegi che, sulla carta, avevano annunciato di voler tagliare.

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