“Sulla riforma del Senato si può agire dentro i paletti posti dal Governo Renzi: né voto di fiducia, né al bilancio; il nuovo Senato potrebbe avere competenze sulle leggi costituzionali come prevede il Governo ma potrebbe occuparsi anche di leggi elettorali di enti locali, di accordi internazionali, di rapporti tra Stato e Regioni”. Così in un’intervista all’Unità Francesco Russo, Senatore Pd, membro della Commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama che ha riunito una trentina di senatori dem per provare a “facilitare” un punto d’incontro tra la proposta del Governo e il dl Chiti. “Mi piacerebbe – prosegue il senatore dem – che la vocazione principale del nuovo Senato fosse quella di Camera europea: una istituzione moderna, snella che valuta gli impatti della legislazione Ue e costruisce l’interfaccia con il Parlamento europeo. Quanto poi al tempo dell’ineleggibilità credo sia fondamentale che i nuovi senatori abbiano il tempo di occuparsi dei compiti importanti che il nuovo Senato comporta. Per evitare che si determini un’istituzione “dopolavoristica” oltre alla parità di genere, alla riduzione delle nomine che spettano al Capo dello Stato, al riequilibrio delle Regioni sulla base della popolazione va evitata la duplicazione delle cariche. Ecco perché – sottolinea Russo – i senatori potrebbero essere eletti direttamente dai cittadini chiamati alle urne per rinnovare i consigli regionali: sarebbero consiglieri regionali a tutti gli effetti, ma nella divisione dei compiti non assumerebbero compiti di giunta o di commissione, avrebbero l’incarico specifico di sedere in Senato. Sarebbero pagati dalla loro regione e non ci sarebbero aggravi di spesa’. ‘Un’ipotesi di questo tipo non smentirebbe l’impostazione originaria del Governo e accoglierebbe molte delle istanze proposte dal dl Chiti: una soluzione che accontenterebbe tutti – conclude Russo – senza vincitori né vinti”.

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