‘In primo luogo non è un obbligo e il Comune manterrebbe comunque il controllo pubblico dell’azienda’
SENATORE Giorgio Santini, ha visto? L`emendamento su Acea che anche voi del Pd avete votato in Commissione Bilancio ha provocato la rivolta del suo partito, in Campidoglio e in Parlamento. Ma lo avevate prima discusso, concordato con qualcuno?
«Guardi quel testo, votato da tutta la Commissione compresi noi del Pd, è frutto di una valutazione comune sulla necessità che il bilancio del Comune di Roma sia oggetto di un trattamento diverso rispetto al passato e messo nelle condizioni di correggere il deficit strutturale che lo affligge. Dopodiché… ».
 Dopodiché?
«Dopodiché credo che ci sia molta confusione».
In che senso scusi? È sorpreso per la reazione?
«Più che altro sorpreso per come si interpreta l`emendamento: la possibilità di vendere quoteAcea è affidata alla disponibilità del Comune, che dovrà procedere con delib ere volte alla dismissione di parte delle quote, mantenendo comunque pubblico il controllo».
Quindi non è un obbligo?
«Assolutamente no, sarebbe incostituzionale obbligare. È una norma che dà semplicemente indicazioni di carattere pro grammatico e impegnano il Comune di Roma ad effettuare degli interventi che vanno nella direzione di risanare il debito».
E il debito secondo lei si risana vendendo i gioielli di famiglia? Lei è vicentino, ma lo sa che Acea è praticamente l`unica partecipata del Campidoglio che produce utili e che stacca ogni anno dividendi sostanziosi, quelli sì buoni per tappare qualchebuco in bilancio?
«E però noi abbiamo ritenuto che Roma abbia la necessità, per non cadere nella trappola del disavanzo, di norme che gli consentano di correggere lo squilibrio finanziario. Non è che ogni anno lo Stato può mettersi a ripianar e il debito del Comune, già quello che è accaduto quest`anno con la Salva-Roma è un mezzo miracolo vista la situazione generale delle casse pubbliche».
Ma così non si disattende la volontà popolare espressa in un referendum?
«Se la quota di maggioranza resta comunque in capo al Comune, la società non diventa privata, è comunque nel controllo pubblico».
In ogni caso ci si muove nel solco della liberalizzazione dei servizi pubblici locali, riforma già abortita negli anni scorsi e ora riproposta, anche laddove si prevedono i «licenziamenti per motivi economici» nelle partecipate in perdita…
«Il passaggio sui licenziamenti economici è stato riformulato, alleggerito. Non c`è più. Gli organici possono essere ridotti anche con altri sistemi».
E ora che succede? È pronto a ripensarci come la invitano a fare molti suoi colleghi?
«L`aula è sempre sovrana. Vedremo come va il dibattito. Ma, ripeto, l`emendamento fornisce solo indirizzi di massima».

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