Il passaggio del Comune di Sappada dal Veneto al Friuli V.G. votato quasi all’unanimità dal Senato è il risultato di un percorso iniziato nel 2008 con il voto popolare al 95% dei cittadini, che ha visto, poi, il voto favorevole di entrambi i Consigli Regionali del Veneto e del Friuli V.G.

Fatto questo più unico che raro in casi analoghi di richieste di comuni di passare ad altra Regione.

Il fondamento di questa condivisione sta in ragioni geografiche, storiche, culturali che, fin dalle lontane origini della comunità, ha visto Sappada inserita nel contesto territoriale divenuto, poi, Friuli V.G.

Il caso Sappada rappresenta, dunque, un “unicum” e soprattutto rende manifesta una “regola fondamentale” nelle travagliate vicende dei rapporti tra Comuni e Regioni e nei confronti dello Stato nazionale: i problemi non si risolvono con il conflitto istituzionale ma con la capacità di confronto, negoziato, ampia condivisione, sempre tenendo ben presente quanto prevede la nostra Costituzione.

Questo messaggio ci deve aiutare a dare il vero significato al referendum del 22 ottobre per maggiore autonomia del Veneto che è quello di aprire un negoziato con lo Stato, proporre percorsi costituzionali per forme di autonomia concreta e possibile, trovare una sintesi condivisa con lo Stato che il Parlamento approvi nel modo più ampio possibile.

Non certo quello che emerge dal modo in cui il Presidente Zaia lusinga e inganna i cittadini veneti promettendo che con il referendum ci saranno più risorse per i cittadini veneti e che il Veneto diventerà una Regione Speciale come l’Alto Adige.


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