La Senatrice Sbrollini non crede ai tempi brevi e afferma in una nota: “Presto la riforma? Ormai stento a crederlo. Malgrado tutta la retorica sugli anziani, sulle tradizioni venete che vedono nei nonni i portatori di valori e di storie, sul dovere dei giovani di garantire una serena vecchiaia per i loro genitori, sui servizi alla terza età, il Veneto rimane l’unica Regione che non ha ancora provveduto a riformare le Ipab. Ultimamente ancora una volta i sindacati si sono mossi per sollecitare l’approvazione di una legge regionale di riforma delle Ipab.
La si attende ormai da quattro legislature!
L’assessore regionale ha ricordato “i passi in avanti avvenuti negli ultimi dodici mesi”? Hai voglia!
Anche i sindacati non accettano più i continui rinvii nell’approvazione della legge regionale per la riforma delle Ipab.
Ma sono le famiglie che ne hanno un’enorme necessità.
Il parlamento ha infatti delegato questa riforma alle Regioni nel 2000, ma il Veneto risulta l’unica Regione d’Italia a non aver legiferato.
Questa inerzia sta provocando una lenta e inarrestabile agonia delle Case di Riposo pubbliche, con il conseguente impoverimento dei servizi dedicati agli anziani e l peggioramento delle condizioni di lavoro del personale occupato.
Bisogna da rimarcare che le prestazioni per la non autosufficienza devono entrare nei Lea e che da 10 anni la Giunta Regionale ha bloccato i contributi per gli ospiti delle Case di Riposo per cui almeno 8 000 famiglie devono pagare la retta intera.
Un esborso di oltre 3000 euro al mese che mette in grave difficoltà economica molte famiglie ed esclude dal servizio gli anziani soli e quelli più in difficoltà.
Sul tavolo poi c’è anche un riordino dei contratti di lavoro e regole più precise per le case di riposo private. E infine una regolamentazione anche per i lavoratori degli appalti. Troppo spesso non viene garantita la continuità del posto di lavoro e del trattamento contrattuale. Non è giusto che gli appalti al massimo ribasso siano scaricati sulle spalle dei lavoratori.
Le Ipab in aziende devono rientrare nella programmazione del sistema socio-sanitario del Veneto operando in stretta connessione con le Ulss, per una migliore gestione degli acquisti, un aumento dei posti letto per i quali la Regione paga la quota per l’assistenza sanitaria, al fine di abbassare i costi per le famiglie.
Perché il punto è questo. Sulle famiglie si scaricano sempre più costi, per ottenere servizi sempre meno pronti, disponibili, efficienti”.


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