“C’è pietà umana e commozione nel commentare la morte dell’operario nel cantiere della Pedemontana. Ma c’è rabbia. Morire sul lavoro a 38 anni. Una vita giovane finita, una famiglia giovane nella disperazione. Una situazione drammatica che nei cantieri si ripete troppo spesso. Non ci sono più parole che non rischino di passare per retorica o routine. Queste morti però sono impossibili da accettare. Con tutte le norme e con tutti gli strumenti tecnologici a disposizione non si riesce a frenare questa vergogna. In questo cantiere della pedemontana infinito, che oggettivamente sta martoriando da troppi anni territorio e viabilità, ci troviamo con la seconda vittima. Tre anni fa un messinese, oggi un calabrese. Tradotto: subappalti. L’immancabile, delicato, sottovalutato utilizzo dei subappalti qualche domanda la pone. Siamo sicuri che vengano rispettate tutte le normative di sicurezza? Siamo sicuri che le difficoltà economiche legate alla Pedemontana non siano concausa di una difficoltà che si ripercuote anche sulle ditte subappaltatrici? Siamo convinti che non si sia sottovalutata la portata di una opera così complessa? Siamo sicuri che l’ostinazione di farla passare ad ogni costo dove si è pensato – sulla carta – di farla transitare sia sempre la migliore soluzione possibile? Poi, quando fra anni (!!!) si percorrerà questa nuova arteria, nessuno si ricorderà del sacrificio di vite umane lasciate nei cantieri. Certamente se lo ricorderà per tutta la vita la famiglia di questo giovane, la moglie e i figli che lascia.


Ne Parlano