Schlein è un’incognita ma ha il pregio della novità, della discontinuità. I suoi rivali, dentro e fuori il Pd, preferivano un leader o un avversario come Bonaccini, perché è l`usato sicuro». Pier Ferdinando Casini, senatore del Pd, una carriera politica lunga 40 anni tra Camera e Senato, è a Torino per presentare il suo libro «C`era una volta la politica. Parla l`ultimo democristiano». Nella videointervista su LaStampa.it, realizzata dal vice direttore Federico Monga, Casini parla a ruota libera dei risultati delle primarie Pd, delle sfide della neo-segretaria, Elly Schlein e delle reazioni dei suoi avversari.
Senatore ha votato alle primarie e per chi?
«Non ho votato. Mi sono iscritto al gruppo parlamentare del Pd perché mi sembrava giusto per i 250 mila bolognesi che mi hanno votato. Ma io sono indipendente e ci tengo a esserlo. Comunque, in un periodo di politica in crisi avere più di un milione di persone che in una giornata uggiosa ai pioggia si reca a votare, è un risultato importante».
Ma lei si è sentito più vicino al Pd di Bonaccini o al Pd di Schlein?
«Sono stato attento a non rispondere a questa domanda in tutta la campagna pre-elettorale, figurarsi se lo faccio ora. Posso dire che Bonaccini è più su una linea di continuità, Schlein è più vicina a una posizione di innovazione spinta. Schlein è un po` un`incognita ma ha il pregio della discontinuità, dovrà realizzare bene questo tipo di politica nuova che può avere un appeal più forte verso gli elettori».
Guardando al quadro politico, per Meloni era meglio Bonaccini o Schlein?
«Secondo me, un po’ per tutti era meglio Bonaccini perché fa parte dell`orizzonte politico tradizionale. Schlein è meno conosciuta, è più difficile capire che tipo di avversario sarà. La realtà è che tutti avrebbero preferito l`usato sicuro».
E i Cinque Stelle? Conte?
«Conte dice che è contento di Schlein, ma avrebbe preferito Bonaccini è poco ma sicuro».
Crede che possa esserci un ritorno di voti dai Cinque Stelle a un Pd a segreteria Schlein?
«Ha un appeal diverso, c`è un richiamo maggiore ma un conto sono i balletti politici e un conto è la politica oggi. Nel momento in cui ci saranno questioni importanti sul tavolo, se la risposta sarà convincente la gente avrà interesse in un nuovo Pd a guida Schlein. Altrimenti l`effetto della nuova leadership si esaurirà in poco tempo».
Prendiamo spunto dal suo libro. Con Meloni e Schlein tornata la politica?
«C`è una politica declinata al femminile. Per la prima volta il Pd ha una leader donna, in questo libro scrivo che quando sono entrato alla Camera il mio primo voto è stato per una grande donna comunista che ricordo con un`ammirazione enorme, Nilde lotti. Lei addirittura entrò in conflitto col Pci per difendere la terzietà e l`autonomia di giudizio del presidente della Camera. È stata uno dei migliori presidenti della Camera».
Con Meloni e Schlein abbiamo due donne a capo dei due maggiori partiti. Esiste un fattore donna?
«A essere risolutive sono state le donne, non le quote. Cioè le donne sono state più forte delle quote, quando sono state in grado di svolgere sul campo un`azione di contesa della leadership. Si sono affermate e questo sfata tante leggende».
Probabilmente, per quanto riguarda il lavoro e i diritti, avremo un Pd più a sinistra. La minoranza interna ai dem era critica della linea Letta di appoggio incondizionato all`Ucraina. Crede che con Schlein potrebbe esserci un cambiamento?
«La linea Letta sull`Ucraina è stata ineccepibile. E` una posizione che ha perseguito fino all`ultimo giorno della sua segreteria, andando a visitare l`ambasciata dell`Ucraina con una delegazione di parlamentari del Pd. Mi auguro che su questo ci sia una continuità perché la continuità è la difesa dell`Occidente e dei nostri valori. Possiamo criticare le nostre civiltà, ma non possono esserci equivoci sui punti di riferimento essenziali, davanti a una minaccia della democrazia come quella portata esternamente da Putin e da tanti altri dittatori nel mondo».


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