‘Un pezzo di made in Italy, rischia di sparire per sempre, con il suo carico di storia e di drammatiche ricadute occupazionali. Un pezzo di made in Italy di altissima qualità, quello della produzione della seta che ha avuto per due secoli a San Leucio, colonia serica fondata dai Borbone, la sua capitale. Il tutto nell’indifferenza generale, soprattutto delle istituzioni locali. Ma San Leucio non può e non deve morire’: lo sostengono i senatori Rosaria Capacchione, Camilla Fabbri, Angelica Saggese e Francesco Verducci, rilanciando l’appello dei consiglieri comunali del Pd di Caserta e delle maestranze del setificio Aos.
‘La città di Caserta – dicono i parlamentari – non può perdere la produzione della seta. La seta di San Leucio è conosciuta in tutto il mondo per la sua altissima qualità, dalle case regnanti alle principali firme dell’alta moda, nei circuiti di élite la pregiatissima stoffa rappresenta una sorta di cult. La chiusura dello stabilimento Aos può rappresentare la pietra tombale per un comparto che ha dato lustro e prestigio alla città di Caserta se le istituzioni, in maniera responsabile, non si fanno carico di salvare la produzione. Bisogna lavorare, e anche in maniera rapida, affinché si individuino soggetti credibili in grado di rilevare lo stabilimento e la produzione, salvaguardando, tra l’altro, anche la nostra manodopera che è tra le più qualificate che c’è in circolazione. Per fare questo, c’è bisogno di uno sforzo congiunto da parte di tutti, affinché, ciascuno con il proprio ruolo, si possano mettere in campo quelle energie indispensabili affinché si salvi la seta di San Leucio’.
‘La città di Caserta – dicono i parlamentari – non può perdere la produzione della seta. La seta di San Leucio è conosciuta in tutto il mondo per la sua altissima qualità, dalle case regnanti alle principali firme dell’alta moda, nei circuiti di élite la pregiatissima stoffa rappresenta una sorta di cult. La chiusura dello stabilimento Aos può rappresentare la pietra tombale per un comparto che ha dato lustro e prestigio alla città di Caserta se le istituzioni, in maniera responsabile, non si fanno carico di salvare la produzione. Bisogna lavorare, e anche in maniera rapida, affinché si individuino soggetti credibili in grado di rilevare lo stabilimento e la produzione, salvaguardando, tra l’altro, anche la nostra manodopera che è tra le più qualificate che c’è in circolazione. Per fare questo, c’è bisogno di uno sforzo congiunto da parte di tutti, affinché, ciascuno con il proprio ruolo, si possano mettere in campo quelle energie indispensabili affinché si salvi la seta di San Leucio’.