“Mi auguro che il Ministro Di Maio faccia buon uso del casco regalatagli dal sindacato, perché finora ha soltanto perso tempo prezioso in riepiloghi di facciata. Le trattative non si fanno incontrando ora l’uno ora l’altro ma lavorando giorno e notte per arrivare a una sintesi soddisfacente. Ci sono tutte le condizioni perché il Tavolo riprenda esattamente dal punto in cui era giunto prima del 4 marzo. La scadenza del 30 giugno è arrivata e il Governo ha una responsabilità enorme che non può essere elusa. Sono in gioco 13mila 700posti di lavoro, oltre a quelli dell’indotto; il futuro occupazionale e industriale di tutti i siti coinvolti, l’ambiente e la salute dei cittadini di Taranto, il destino del più grande siderurgico d’Europa, quello dell’acciaio nel nostro Paese e del manifatturiero italiano d’eccellenza. Ed è in gioco la sicurezza dei lavoratori perché se non si garantiscono le risorse adeguate, nel caso si voglia giungere ad un Decreto per fare fronte ad altri mesi di commissariamento, a pagarne il conto sarà la manutenzione degli impianti. A tutto questo bisogna dare riposte subito”.
Così la senatrice Teresa Bellanova, capogruppo Pd in Commissione Industria, Commercio, Turismo, del Senato, da Taranto, nel corso dell’iniziativa “Ilva: e ora? Prospettive”, cui sono intervenuti, tra gli altri, l’On. Marco Lacarra, Segretario regionale Pd; il segretario provinciale Pd Giampiero Mancarelli; il Presidente dell’Assemblea provinciale, on. Ludovico Vico. “Ancora ieri”, ha detto ancora la senatrice Teresa Bellanova, “il Ministro Di Maio ha ribadito l’esigenza di studiare giorno e notte la vicenda Ilva. Ha già a disposizione sul suo tavolo una documentazione enorme, nel caso in questi anni non abbia seguito né il lavoro svolto dal Governo né quanto accaduto in Parlamento. Quello che gli consegnamo, inclusa la proposta migliorativa avanzata dal Governo al Tavolo, rappresenta un punto avanzatissimo di trattativa. Nessun lavoratore era lasciato solo, nessun lavoratore veniva licenziato e gli esodi volontari erano incentivati per un ammontare complessivo di 200milioni di euro a carico dell’amministrazione straordinaria che si andavano a sommare alla cassa integrazione. Contemporaneamente, poiché immaginavamo che il Piano industriale, una volta a regime, avrebbe avuto bisogno di occupazione qualificata, avevamo disposto verifiche periodiche e indicato come priorità quella di fare riferimento al bacino Ilva. Una cosa deve essere ben chiara tutti: se Ilva chiude, bisogna dirlo con chiarezza. E bisogna dire con molta onestà chi garantirà lavoro e occupazione per 20mila persone, chi pagherà i costi della bonifica a una città che potrà esporre, tra le emergenze ambientali, il più grande cimitero industriale di cui si abbia memoria, dove si produrrà l’acciaio di qualità che serve alle imprese italiane”.


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