«Io che sono gay sono fra i pochi che davvero vorrebbero una donna al Quirinale. Perché se anche stavolta sarà un uomo significa che siamo ancora nel Medioevo politico».

Per Tommaso Cerno, senatore del Pd con caratteristiche da battitore eterodosso, tutto il dibattito della vigilia incentrato su due nomi forti – Mario Draghi, Silvio Berlusconi – è sintomatico di un`innovazione che non intende arrivare:

«Un retaggio del passato. Ma è tutta colpa dell`elezione che ha regole vetuste per una politica così frammentata».

Fatto sta che ci troviamo davanti alla prima volta dove, con ogni probabilità, non si vedrà un “dem” – o giù di lì al Colle. Anzi né uno né una. Come vive questa condizione?

«Beh, i dem non hanno fatto nomi. È stata una scelta precisa. Nomi del Pd capaci di allargare il campo ce ne sarebbero stati. Ma la logica del tavolo comune è prevalsa. Speriamo si riveli la scelta giusta».

A farla da padrone poi, in questa vigilia, è stata la sagoma del Cavaliere.

«Berlusconi ha segnato la storia politica della Seconda Repubblica. Anche della sinistra. E la sinistra quando sente il suo nome entra in crisi. Segno che sotto sotto sa che non è mai riuscita a sconfiggerlo davvero. Quel che mi ha stupito è il sostegno tiepido che ha ricevuto dai suoi alleati. Se si ferma è per quello».

Si dice che sia Mario Draghi il “bene rifugio” per Enrico Letta. Il male minore per evitare non solo Berlusconi ma qualsiasi altro nome di centrodestra.

«Mario Draghi non è un male. È un bene per il Paese. Il tema è cominciare a scegliere il bene maggiore invece del male minore».

Dal fronte giallo-rosso è emerso al momento solo un comunicato fotocopia. Dov`è finita l`egemonia?

«Il comunicato era fotocopia solo a una prima lettura. Ciò che contava erano gli “omissis”, che invece erano diversi: Letta ha tolto la parola Berlusconi, Giuseppe Conte la parola Draghi, Speranza entrambe…»

Lei, invece, eleggerebbe una donna. Di quirinabili, alla vigilia, abbiamo Casellati, Moratti e Cartabia.

«Penso che se cerchiamo una donna che rappresenti la forza e la cultura italiana, capace di battersi per l`uguaglianza delle persone e per la crescita anche morale del Paese, di esempi ne abbiamo tanti: Dacia Maraini sarebbe uno straordinario Presidente della Repubblica».


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