Ergastolo ostativo, fine vita, ius scholae, omofobia: ultime ore per i diritti. Intervista alla senatrice Pd, Monica Cirinnà (commissione Giustizia). «È necessario che i cittadini abbiano chiara la posta in gioco: una vittoria della destra avrebbe come conseguenza la fine di ogni politica peri diritti».
I diritti al centro della campagna elettorale. Li ha rimessi ieri sera la senatrice dem Monica Cirinnà dal palco della Festa dell`Unità alle Terme di Caracalla, a Roma. Perché, se anche per una parte della sinistra la fine del governo Draghi è evento da festeggiare, per milioni di cittadini italiani o aspiranti tali le speranze e le attese lungamente serbate sfumano insieme alle ultime ore dell`attuale legislatura. Proprio mentre alcuni diritti stavano per trovare la strada del riconoscimento legale, che fosse per forza o per buona voglia. È il caso, per esempio, dell`ergastolo ostativo o del suicidio assistito, due proposte di legge imposte dalle decisioni della Corte costituzionale, che hanno già superato l`iter alla Camera e sono attualmente al palo al Senato, in commissione Giustizia, dove siede Monica Cirinnà.

Senatrice, l`8 novembre 2022 scadrà (per la seconda volta) il termine concesso al legislatore dalla Consulta per riformare l`ergastolo ostativo, ritenuto illegittimo nell`attuale formulazione. Cosa succederà quel giorno?

Se, per quella data, il Parlamento non avrà ancora accolto l`invito della Corte costituzionale ad adeguare alla Costituzione la normativa in materia, credo potremmo trovarci di fronte a una dichiarazione di incostituzionalità, salvo che la Corte prenda una diversa decisione, e fissi un ulteriore termine alle Camere. Non sta a me, ovviamente, fare il lavoro della Corte, ma il quadro è molto chiaro: lo scioglimento anticipato ha impedito alle Camere di portare a termine la discussione dei progetti di legge che dovevano dare risposta alle richieste della Corte, trovando un equilibrio tra conformità delle pene al senso di umanità ed efficace repressione dei reati più gravi. Sarà la Corte a valutare le conseguenze.

Stessa sorte anche per il suicidio assistito (altro monito della Consulta) il cui ddl è stato licenziato dalla Camera a marzo ed era in attesa di concludere l`iter al Senato. Che fine faranno queste leggi secondo lei?

Un`altra gravissima conseguenza dello scioglimento anticipato e, prima ancora, delle gravissime strumentalizzazioni ideologiche, in Senato, da parte della Lega e delle destre. Anche in questo caso è mancato l`ultimo miglio, l`ultimo sforzo per dare ai cittadini la risposta a una domanda di giustizia, diritti e dignità profondamente sentita, rispettando allo stesso tempo il monito della Corte costituzionale. Mi auguro che il prossimo Parlamento possa terminare il lavoro e anche per questo, è necessario fare in modo che i cittadini abbiano chiara – di qui al 25 settembre – la posta in gioco: una vittoria della destra avrebbe come conseguenza la fine di ogni politica per i diritti. Dare fiducia al Partito demo- cratico significa invece contribuire a costruire un`Italia più libera e giusta.

Quali altre leggi, riforme o decreti attuativi sono stati cestinati insieme al governo Draghi? Facciamo un elenco?

Sono purtroppo moltissime. Per quel che riguarda gli atti legati all`azione di governo, è a rischio l`attuazione di tutte quelle riforme necessarie per il Pnrr. Il governo ha annunciato di voler fare di tutto per garantirne l`attuazione: mi auguro che tutte le forze politiche avvertano forte la responsabilità di continuare a contribuire a questo lavoro, nonostante la campagna elettorale. Per quel che riguarda i diritti, abbiamo già ricordato ergastolo ostativo e fine vita; ma penso anche al lavoro avviato sul cognome della madre, ai ddl di cui sono relatrice sul diritto all`affettività delle persone detenute, alla legge contro l`omolesbobitransfobia, fino alla riforma della legge sulla cittadinanza.

Tutto il pacchetto sui diritti, ma anche il ddl cannabis, non fanno però parte della cosiddetta agenda Draghi. E questo non ha aiutato, non crede?

Non fanno parte del programma di un governo di unità nazionale al quale il Pd ha aderito per affrontare due emergenze gravissime come la pandemia e la recessione, alle quali poi si è aggiunta la guerra. Quindi era chiaro che questi temi non potevano trovare spazio e neppure una sponda, come invece deve succedere (ed è successo per esempio per la legge sulle unioni civili) in un governo politico. Ciò non toglie però che anche in questo caso il Parlamento debba lavorare in autonomia. Come è avvenuto nel ddl sui crimini d`odio o per la legge sul cognome della madre che aveva preso il via, con vari testi tra cui uno mio, ancora prima che la sentenza della Consulta ce lo imponesse.

Potrebbero naufragare però anche i decreti attutivi delle riforme sulla giustizia o la riforma del diritto tributario, che fanno parte del programma di governo e sono necessarie per il Pnrr…

Per il processo civile e penale qualcosa potremmo anche riuscire a fare, perché si tratta di decreti delegati, quindi spettano al governo: il Parlamento dovrà solo approvare. Il problema è che i tempi sono davvero finiti. Il Senato è convocato fino al 6 agosto. Il nuovo Parlamento si insedierà il 13 ottobre.


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