“Abbiamo esaminato sia il profilo giuslavoristico, sia quello riguardante le questioni dell’attrazione degli investimenti, che viene messa in seria difficoltà dal punto di vista della vitalità imprenditoriale e della capacità di aumentare la presenza delle imprese, dalla dimensione internazionale, in Italia e nei nostri territori. Allo stesso modo abbiamo esaminato e messo in evidenza i limiti della misura normativa riferita, per esempio, alla vita delle società sportive dilettantistiche e poi anche a ciò che viene definito come la complessa manovra della semplificazione fiscale, non tralasciando quanto è stato scritto nel decreto-legge sulla limitazione all’utilizzo, alla distribuzione e diffusione dei giochi a ricaduta danarosa”. Così il senatore del Pd Luciano D’Alfonso, capogruppo in Commissione Finanze e Tesoro, intervenendo in Aula sul Dl Dignità. “Qual è il giudizio che diamo su questo complesso decreto-legge in discussione? E’ un decreto legge emotivo, comiziante, non all’altezza – precisa D’Alfonso – poiché ogni problema che solleva, poi lo trascura dal punto di vista del realismo e della efficacia”. “Sulla volontà di trattenere le industrie beneficiate dalla finanza pubblica si realizza incertezza sanzionatoria e impaurimento delle imprese internazionali. In Italia è già in esercizio una legislazione sanzionatoria nei confronti di imprese canaglia, dal gennaio 2014, in un quadro realistico e non ideologico. Per non parlare del associazionismo dilettantistico sportivo, una norma generale fatta nell’arco degli ultimi 20 mesi, che aiuta le decine di migliaia di realtà associazionistiche sportive e che vengono messe in affanno totale: con un colpo solo si colpisce alla schiena questa straordinaria realtà della comunità nazionale, togliendo le facilitazioni dedicate fiscali, le facilitazioni giuslavoristiche, le facilitazioni nell’utilizzo dell’impiantistica sportiva comunale e scolastica e, addirittura, si aggiudica un fondo nelle mani della disponibilità di Palazzo Chigi che, senza regole e procedure, decide nei fatti fiduciariamente a chi, cosa e quando dare”. “Non credo – conclude D’Alfonso – che questo sia rispettoso della cultura della dignità meritevole delle persone, delle imprese e dei territori”.


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