Meno male che in questa situazione da brividi, abbiamo Draghi presidente del Consiglio e Lorenzo Guerini, ministro della Difesa. Considero molto sbagliata e molto preoccupante la nuova offensiva preannunciata da Conte sul nuovo aiuto militare al popolo invaso», dice il senatore Pd Andrea Marcucci, commentando con il Riformista la presa di posizione del leader 5Stelle che preannuncia l`opposizione dura del M5s all`invio di aiuti militari e a controffensive fuori dal perimetro dell`articolo 51 della Carta dell`Onu. «Sono rimasto allibito dalle sue dichiarazioni sul voto in Francia – prosegue Marcucci- ho visto che dopo l`elezione di Macron, Conte ha aggiustato il tiro. Però torniamo al punto: quando si confrontano un europeista convinto e una nazionalista populista, non si possono avere incertezze». Anche sul caso Petrocelli, il parlamentare dem insiste: «Petrocelli è arrivato in Parlamento con il MSS, quelli che allora ci attaccavano per un supposto interesse alle poltrone. E lui oggi si trincera dietro a un incarico, in cui rappresenta solo se stesso. Altro che portavoce dei cittadini». Dai Cinque Stelle pronta la replica, affidata a Gubitosa che si dice risentito dalle considerazioni dell`esponente di Base Riformista.
Il senatore Marcucci sarà d`altronde sotto i riflettori nei prossimi giorni, quando il suo libro Io sono liberale, scritto con Giovanni Lamberti per Piernme arriverà in libreria. Le pagine cui abbiamo avuto accesso in anteprima lo annunciano come un notevole atto di denuncia. Quella sul metodo con cui certa magistratura ha condotto la “guerra sporca” di Mani Pulite. Andrea Marcucci, giovanissimo deputato, inizia a raccontare a partire da quel suo primo impatto con la magistratura inquirente. «Onorevole, lei è arrivato con due ore di ritardo, capisco che ha l`immunità parlamentare, ma posso sempre far arrestare i suoi dirigenti e i suoi familiari». È questo l`incredibile incipit con il quale Antonio Di Pietro accoglie Andrea Marcucci al tribunale di Milano. «Da quell`approccio capii subito che la giustizia intendeva procedere per vie brevi, in maniera borderline, sollecitava confessioni e ammissioni con
l`esercizio del potere. Non sta a me giudicare se quegli arresti preventivi fossero giustificati, ma ho toccato sulla mia pelle quel modo di fare, non ho vissuto quel periodo solo da spettatore». Nel 1992, nella veste di pm, il giudice di Mani Pulite non fa sconti a nessuno. Marcucci è accusato di aver finanziato il Pli. Il fascicolo era stato trasferito dalla procura di Roma a quella di Milano. «Il partito mi chiese un aiuto per le elezioni amministrative del 1991. Parlai con mio padre, diedi un contributo senza avere nulla in cambio. Cercarono di legare il finanziamento anni() rapporto con De Lorenzo, a presunti vantaggi nel settore farmaceutico, ma smontai con facilità le accuse. Poi ripiegarono su presunti benefici nel settore delle tv, tirando in ballo una campagna anti-Aids. Non ci fu alcuna condanna né rinvio a giudizio, ma l`incontro con Di Pietro fu pesante. Mi resi conto dì quello che
stava capitando in Italia, ma anche dei modi che utilizzava la giustizia». In quel clima non è facile neanche tornare a casa. «Per fortuna nel mio territorio avevo un rapporto umano forte con gli elettori. Tuttavia, a quell`epoca bastava un semplice avviso di garanzia per essere marchiato e considerato feccia dell`umanità. Anche persone vicine cominciarono a chiedermi: “Ma cosa hai fatto?”.» E non è quello l`unico processo a carico. I fronti che si aprono sono tanti. «Ero amministratore delegato del Ciocco, la nostra struttura alberghiera. In vista dei Mondiali di Italia `90 c`era la possibilità di ristrutturare l`attività turistica ricettiva, avere dei finanziamenti e approfittare di un iter veloce dei lavori. Fummo inseriti nella graduatoria degli interventi ammissibili. Decidemmo però di non chiedere alcun contributo, ma soltanto di approfittare della corsia agevolata amministrativa per l`allargamento dell`albergo. Quando
si concluse l`opera, un pm di Lucca non solo indagò me e la mia famiglia, ma sequestrò l`albergo con l`accusa di abuso edilizio. I clienti giapponesi che vi soggiornavano non poterono uscire, trovarono le porte sigillate.» A dare notizia dell`inchiesta sono anche i tg nazionali. «Quella vicenda mi toccò in modo profondo. Mi ricordo la bava alla bocca del pm, la sua rabbia quando con dichiarazioni spontanee ricostruii i fatti facendo cadere quel castello costruito artificialmente. Secondo l`accusa, non avendo preso soldi pubblici non avevamo diritto alla semplificazione amministrativa». In primo grado arriva una condanna a 10 mesi di reclusione e 60 milioni di lire di multa. «Una delle più alte per abuso edilizio nella storia d`Italia…» Ma in secondo grado «il pm chiese scusa a tutti gli indagati». Una storia di ordinaria ingiustizia. ALDO TORCHIARO


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