Mi colpisce che Caltagirone parli di Roma come una figura terza: anche lui è parte della vita economica e politica
della città». Stefano Esposito è il senatore del Pd che l`anno scorso, per tre mesi, fino alla caduta della giunta Marino, è stato chiamato a Roma a fare l`assessore ai Trasporti. In un`intervista ieri alla Stampa, Caltagirone ha detto che il problema di Marino era l`assenza di una squadra efficiente: è d`accordo?
«C`è stato un problema di squadra, ma anche di caposquadra, troppo spostato nei salotti: va bene piacere al
“New York Times”, ma il sindaco di Roma deve piacere anche a Tor Bella Monaca».
Caltagirone sostiene anche che dopo Veltroni serviva una discontinuità per rimuovere «incrostazioni delle lobby» e libera concorrenza soffocata…
«Il modello Roma è stato innovativo, ma non ho mai nascosto e questo non mi ha procurato amicizie nel Pd romano – che a un certo punto quel modello è diventato vittima di una sindrome da autosufficienza, accentuando
due malattie: le clientele e il consociativismo tra politica, sistema finanziario e imprese. A un certo punto è venuta meno una politica forte e autorevole che sapesse valutare se gli interessi delle lobby fossero solo privati o giovassero anche alla città. Ma Caltagirone è un peso massimo della città che non può tirarsi fuori e parlare da osservatore terzo».
Però nella sostanza lei non sembra rigettare le critiche che Caltagirone vi ha fatto, senatore…
«Le sue critiche arrivano buone ultime, da un anno e mezzo abbiamo commissariato il partito. Ma c`è una cosa su cui dissento completamente».
Cioè?
«Dice che il problema del Pd romano è stato non essersi affrancato dal retaggio marxista: è il contrario, se ci fossero state l`etica e la morale marxista, non saremmo finiti dentro la vicenda di Mafia capitale».
Che invece vi ha investito…
«Al netto delle vicende giudiziarie che faranno il loro corso, è vero che il Pd a un certo punto si è abbandonato a qualcosa che è l`opposto del marxismo, a una sorta di autosufficienza. Ma i nostri limiti li abbiamo visti e li
stiamo affrontando. Dopodiché mi lasci dire che la politica deve essere responsabile, ma ogni tanto sarebbe interessante anche vedere un minimo di autocritica da altre parti della società, come gli imprenditori».
È un invito a Caltagirone?
«È un invito che vale anche per Caltagirone: l`autocritica non è una malattia, è bene che la facciano sulla propria funzione sociale anche altri soggetti costitutivi del sistema».
Vuole dire che se Roma ha problemi è anche colpa di un imprenditore come Caltagirone?
«Non penso a lui in particolare e non voglio fare polemica. Ma anche il sistema dell`imprenditoria romana non può sottrarsi alle proprie responsabilità, anche loro partecipano alla vita sociale e politica. Caltagirone dice di non aver pregiudizi sulla Raggi: bene, allora non resti osservatore, contribuisca laddove possibile a migliorare Roma».


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