“Con il disegno di legge che stiamo esaminando in Aula, il governo Renzi ha inteso varare la prima misura nazionale di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale, il riordino delle prestazioni assistenziali, il rafforzamento del coordinamento degli interventi sui servizi sociali. L’Esecutivo sta già lavorando ai decreti attuativi, perché il reddito di inclusione possa presto diventare una realtà, nel modo concreto che ci contraddistingue”. Lo dice la senatrice del Pd Nicoletta Favero, segretaria della Commissione Lavoro, che è intervenuta nell’Aula del Senato.
“Secondo l’Istat – prosegue Favero – dall’inizio della crisi nel 2007 le persone in povertà assoluta in Italia sono aumentate del 155 per cento, passando da 1,8 milioni, ai 4,6 milioni. Il quarto rapporto sul bilancio del sistema previdenziale italiano, elaborato Itinerari previdenziali, ha rilevato che nel 2015 la spesa totale per pensioni, sanità, politiche del lavoro, assistenza sociale è stata di ben 447,3 miliardi, pari al 54,13 per cento dell’intera spesa pubblica, interessi sul debito compresi. In rapporto al PIL, la spesa sociale ha pesato per il 27,34 per cento. Per la spesa sociale, Eurostat ha anche registrato come nel 2014 siamo stati battuti solo da Danimarca, Francia e Finlandia. E’ chiaro che questi dati meritano una riflessione. Intanto, con la misura del reddito di inclusione si prevede di coprire, entro la fine dell’anno, circa 400 mila famiglie, attraverso lo stanziamento di 1,6 miliardi per il 2017, che diventeranno 1,8 miliardi negli anni successivi. L’obiettivo è estendere il sostegno a tutte le persone in povertà assoluta, in modo progressivo. E’ stato accolto un mio ordine del giorno finalizzato ad evitare il rischio della cosiddetta trappola della povertà, evitando che il beneficio diventi un disincentivo all’accettazione di un lavoro da parte di persone con redditi bassi o nulli. Ho considerato necessario prevedere l’erogazione di una sua quota, per un periodo di tempo iniziale, qualora i beneficiari accedano al mercato del lavoro, ma non possano permettersi di condurre una vita libera e dignitosa”.


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