«Mettiamola così. Mi chiedete se Renzi deve essere protagonista di questa fase? E io rispondo che sì, deve esserlo. Ma ora deve imporre al Pd una svolta radicale perché radicali sono i cambiamenti di scenario».
E se alla fine si materializzasse la scissione?
«Sarebbe un fallimento, una iattura, un disastro. Che Renzi deve evitare».
Non sfugga. Se ci fosse una scissione da sinistra, con Bersani o D`Alema, che farebbe?
«Se ci fosse una scissione da sinistra, uno con la mia storia non potrebbe rimanere a bordo del Pd. Come si fa sull`autobus. Premerei il pulsante “stop” e scenderei subito».
Nicola Latorre è stato per tanti anni il braccio destro di D`Alema. All`ultimo congresso del Pd aveva sposato la causa renziana pur segnalando a Renzi una serie indefinita di possibili incidenti di percorso che poi si sono puntualmente verificati. «Purtroppo», sospira. Il presidente della commissione Difesa del Senato ha un piccolissimo posto nella storia. E stato l`ultimo parlamentare italiano, a una mini tornata di suppletive, a essere eletto dal popolo. Era il 2005, poi arrivò il Porcellum. «Se lo ricorda, mi fa piacere».
Voto anticipato, Latorre?
«Questa discussione è deleteria. Semmai chiediamoci prima con quale legge elettorale. E con quale proposta si presenta il Pd».
Partiamo dalla legge elettorale.
«Il minimo sindacale sarebbe una legge omogenea per Camera e Senato, con un`unica soglia di sbarramento, superando l`ingorgo tra capilista bloccati, preferenze e candidature plurime».
Premio di maggioranza?
«Anche al Senato, meglio se di coalizione. Se rimane il premio alla lista, comunque va subito costruita un`alleanza di centrosinistra con candidati unitari nei collegi».
Franceschini e Delrio propongono un fronte che va da Pisapia ad Alfano. Orfini no, dice che è un ogm.
«Primo, un`alleanza va fatta. Secondo, quest`alleanza non può essere una gioiosa macchina da guerra. Nel senso che non possiamo dire a prescindere che andiamo alleati di Pippo o di Topolino. Andremo con chi sposa il programma, punto».
E la proposta del Pd?
«Serve un riposizionamento chiaro alla luce di quello che è successo in Europa con la Brexit e negli Usa con Trump. Per farlo, non bisogna disperdere il lavoro positivo degli ultimi tre anni. Come sta facendo, tra l`altro benissimo, il governo in carica. Con Gentiloni e Padoan che non concedono nulla all`antieuropeismo ed evitano la procedura d`infrazione. Col lavoro straordinario dí Minniti, che sta facendo diventare l`Italia un modello nella gestione dell`immigrazione. Col decreto che consentirà a tante insegnanti in mobilità di non aspettare tre anni per ricongiungersi alle famiglie. Usiamo il tempo che rimane per evitare l`abuso dei vaucher e per completare il lavoro sulla giustizia».
L`ha convinta il Renzi che ha detto di voler votare prima di settembre per evitare la polemica sui vitalizi?
«Dovrebbe saperlo anche lui che i vitalizi sono stati aboliti da quattro anni. Di questo lascio parlare i Cinquestelle, che magari vogliono abolire la pensione dei parlamentari per sostituirla con qualche polizza».
Arriviamo a D`Alema, a Bersani, Emiliano, Speranza.
«Sono cose diverse. Quella di D`Alema è un`iniziativa esterna al Pd e coinvolge elettori che non sono del Pd. La componente riformista non può non essere parte del centrosinistra. Bersani, Emiliano, Speranza e Rossi fanno iniziative interne al Pd. Chiedono un cambio di linea dopo la sconfitta referendaria. I margini per un`intesa, se sgombriamo il campo da sospetti e retropensieri, ci sono. E Renzi deve essere protagonista di questa fase con una svolta radicale».
E se non riuscisse a tenere tutti dentro?
«Gliel`ho detto e lo ripeto. Se c`è una scissione a sinistra, ioscendo dall`autobus del Pd».


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