I primi dati diffusi sul rapporto Svimez 2018 ci aiutano a capire in quale paese viviamo, quale il quadro economico, sociale e demografico di riferimento soprattutto per le regioni meridionali e quali i vettori su cui investire.
Ebbene, l’immagine che ci viene restituita è ancora di grande fragilità economica e di un post crisi denso di incertezza e di debolezza. Alcuni dati riferiti al Sud colpiscono nel bene e nel male: sappiamo, ad esempio, che la Calabria insieme a Sardegna e Campania, è la regione che registra la crescita più alta (2%) , con significativi passi in avanti negli investimenti privati e pubblici grazie alle opere pubbliche avviate attraverso i fondi comunitari). La Svimez ci dice a chiare lettere che non solo l’edilizia è un punto luce ma anche l’agricoltura, che con una crescita al +7,9% è tra i settori trainanti dell’economia.
Il risvolto della medaglia, però, è che mentre l’economia nel Mezzogiorno tiene e mostra segnali non più negativi, il fronte dei servizi e del Welfare è drammaticamente deficitario, soprattutto in istruzione, politiche di sostegno alla povertà e sanità. Il tutto produce ricadute assai negative sulle condizioni e la qualità della vita, a partire da uno stravolgimento demografico. I giovani, e ormai non solo loro, abbandonano le loro terre d’origine. La Svimez, dati alla mano, scuote le istituzioni sulla urgenza di politiche di sviluppo e coesione sociale in grado di bilanciare Nord e Sud. Da qui il preciso avvertimento al Governo, affinché nelle imminenti legge di bilancio e nell’aggiornamento del Def vengano messi in campo strumenti utili a sostenere la pur timida crescita in atto e a rilanciare un necessario fronte di investimenti. Indicando, fra l’altro, la rotta da seguire: per quanto riguarda il Sud – ad esempio – la piattaforma agroalimentare sta dimostrando di essere un moltiplicatore economico sano e dalla straordinaria forza espansiva e, dunque, merita una attenzione e una cura da parte di tutte le istituzioni.


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