Il Senato ha approvato la fiducia sul decreto Ucraina. L’assenza dell’ordine del giorno di Fratelli d’Italia, che avrebbe impegnato l’esecutivo – come accaduto alla Camera con un altro odg – ad aumentare le spese militari al 2% del Pil, ha attenuato le fibrillazioni del Movimento cinque stelle. La linea dura sposata dal leader Giuseppe Conte però ha inevitabilmente creato una frattura soprattutto col Partito democratico che è destinata ad avere strascichi. Il senatore del Pd Andrea Marcucci, considerato un battitore libero seppure vicino alla corrente di Base riformista, per esempio, non fa sconti neppure sul voto di oggi a Palazzo Madama. L’ex presidente dei senatori dem, intervistato da Affaritaliani.it, infatti, mette subito in chiaro: “Considero grave e sconsiderato ciò che è avvenuto oggi in Senato sul dl Ucraina. Preoccupante il voto contrario del Cinque stelle Petrocelli, presidente della commissione Esteri, ed altrettanto preoccupanti le assenze di diversi altri senatori, tra i quali il M5s Pesco, presidente della commissione Bilancio”.

Senatore, il M5s canta vittoria dopo l’apertura del ministro Guerini sull’aumento progressivo delle spese militari.  E’ davvero così o, in realtà, una progressione era già nelle cose?
L’adeguamento delle spese militari è sempre stato considerato tendenziale per arrivare al 2%. Nei giorni scorsi purtroppo il M5s ha fatto valere ben altre impostazioni. Il merito del ministro Guerini è stato quello di riportare il dibattito in ambito concreto. L’accordo con la Nato verrà rispettato, con la stessa gradualità intrapresa dai governi precedenti, tra i quali gli stessi guidati da Conte.

Che idea si è fatto di questa alzata di scudi del Movimento?
Intanto vorrei sottolineare che alla Camera correttamente l’ordine del giorno venne votato anche dai deputati pentastellati. Ricordo peraltro l’impegno in tal senso garantito dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Soltanto dopo, abbiamo registrato la nuova posizione di Conte. Io dico soltanto che eventuali esigenze identitarie non possono in alcun modo mettere a rischio la stabilità, che è un bene supremo.

Ammetterà, però, che si poteva evitare di mettere insieme alla Camera la questione del decreto Ucraina con l’odg sulle spese militari. E da lì che è nato poi il cortocircuito, non le pare?
Gli ordini del giorno, per regolamenti parlamentari, possono venire presentati anche per materie, per così dire, attinenti. Non ci vedo nulla di anomalo.

Questa vicenda comunque è spia di una distanza sempre più palese tra Letta e Conte. Sull’asse Pd-M5s bisogna aprire una riflessione?
Io da tempo ho tracciato un confine netto. L’alleanza si fa tra simili, europeismo ed atlantismo sono priorità da condividere. Non ho nulla contro il M5s, se la trasformazione che è in atto li porterà in questa direzione.

Quanto accaduto di sicuro è un assist per chi come Renzi e Calenda hanno sempre tacciato di populismo il Movimento. Che ne pensa?
Nel mio campo largo, Renzi e Calenda, insieme ai Verdi e a Leu, sono alleati naturali. È inconcepibile che forze riformiste stiano in schieramenti diversi.

Tra un po’ ci saranno le amministrative. Per il Pd, il Movimento rimane un interlocutore credibile o questa vicenda è destinata a lasciare il segno?
Come sa, anche per il loro scarso peso elettorale alle amministrative, non sono molte le realtà in cui il Pd ed il M5S sono alleati. Quanto alle politiche, vedremo cosa deciderà Conte. È chiaro che se continueranno a mettere in difficoltà il Governo Draghi, sarà molto difficile ipotizzare un’alleanza con il Pd.

Quanto inciderà anche sulla legge elettorale, ammesso che ci sia ancora qualche possibilità di intervenire sull’attuale sistema di voto?
Io vorrei che incidesse, sono un fautore da tempo di un sistema proporzionale, in cui ogni forza politica si conta sulla base del proprio programma, piuttosto che di alleanze sfilacciate che rischiano di essere poco credibili, sia per il centrosinistra che per il centrodestra.

Crede che Letta a questo punto stia abbandonando la sua predilezione per il maggioritario?
Non ho segnali in questa direzione, ma anche se cambiasse predilezione, cosa che io mi auguro, i nostri voti non basterebbero a cambiare legge elettorale.

Una crisi al momento è scongiurata, ma con il nuovo corso contiano del Movimento la navigazione del Governo si fa meno tranquilla. Se il M5s dovesse sfilarsi si va dritti al voto, secondo lei?
Si voterà comunque tra pochi mesi. Creare instabilità e crisi in questa situazione sarebbe da irresponsabili.

Un M5s all’opposizione renderebbe non facile la vita al Pd. Rischia di indebolirvi in vista delle prossime elezioni politiche.
Le rispondo come sopra ed aggiungo che se il M5s dovesse uscire dalla maggioranza, eventualità a cui non credo, direbbe comunque addio all’alleanza con il Pd.