«A Torino e Roma gli elettori M5s sono venuti naturalmente verso di noi», ragiona Andrea Marcucci senatore democrat che definisce non strategica l`alleanza con il M5s: «Lo dicono i risultati di queste elezioni».

Senatore, dopo i risultati dei ballottaggi di Roma e Torino, possiamo immaginare che l`alleanza con l`M5s non è poi così strategica per il Pd?

<I risultati elettorali nella loro evidenza dicono questo ma il mio ragionamento è un altro. Io non voglio escludere nessuno, penso che il Pd debba discutere di alleanze con chi ha più vicino come i riformisti moderati. Poi si vedrà insieme a chi e come allargare l`alleanza, nessuna preclusione preventiva nei confronti di Conte>

Sappiamo che non ama parlare di cose d’altri: ma crede che un’ala più contiana del M5s posso confluire nel Pd e lasciare quella sovranista altrove. Anche perché non sarebbe un peccato lasciar perdere il serbatoio di voti grillino?

«La confluenza nel Pd la vedo molto difficile, per non dire improbabile. In realtà nel voto amministrativo di Roma e di Torino, sono stati gli, elettori origine 5 Stelle a confluire naturalmente verso i nostri candidati. Per il resto, vedremo con attenzione l`evoluzione di tutti i soggetti politici, compreso quella del M5S».

E perché, a suo avviso. nonostante la vittoria così netta in queste amministrative il Pd rimane inchiodato al 20 per cento? Sembra che ci sia comunque una crisi di crescita: colpa dei segretario o cosa?

«Il Pd deve spingere al massimo il suo storico approccio riformista e Letta deve andare avanti su questa strada senza tentennamenti. Il governo Draghi è una grande opportunità, per l`Italia in primo luogo ma poi anche per chi come noi ha a cuore il cambiamento e l`innovazione. Le riforme disegnate da questo esecutivo trasformeranno il Paese ed il nostro contributo responsabile è ben visto dagli elettori. Io giudico che questo sia un traino fortissimo per il Pd, certo bisogna abbandonare tutti quei dubbi che ancora allignano in alcuni».

Sia onesto: possiamo dire che il centrodestra, a questa tornata, non ha proprio azzeccato i migliori candidati sindaco.

‹In più li ha scelti anche tardi. Sentendo il senatore Salvini oggi (ieri, ndr) in Senato ho capito perché la destra ha subito una sconfitta così bruciante alle recenti elezioni: perché ha completamente perso il senso delle Istituzioni e dello Stato. La Lega è in maggioranza ma Salvini attacca scompostamente il suo governo. Una doppiezza che non paga».

Le amministrative non erano un test: ma possiamo dire che la maggioranza Draghi ne esce rafforzata? E perché?

«l risultati sono sotto gli occhi di tutti, dai dati economici alla “cautela” sanitaria. Una azione forte del governo con il polso fermo mostrato dal suo autorevole Presidente del Consiglio. I cittadini capiscono bene questo scenario e Io apprezzano».

Lei è dell`opinione che Draghi debba continuare anche dopo112023: ma con quale schema?

«Draghi è una fortuna per un Paese, che nella prossima legislatura dovrà attuare le fondamentali riforme che ora il. Parlamento sta approvando. Se dalle urna del `23 uscirà un risultato che va in questa direzione, perché votato dagli italiani, Draghi sarebbe il nome giusto per Palazzo Chigi, la miglior garanzia di tenuta e di equilibrio, anche per l`Europa. Una riflessione la mia che spero coinvolga molto presto anche il mio Pd».

Crede che ora a urne ormai chiuse serva un congresso, anche tematico, nel Pd?

«Più che dirlo io, lo dice lo statuto del partito. Ma voglio tranquillizzarla, non è un ragionamento da azzeccagarbugli il mio. Dalle alleanze all`identità stessa dei democratici, io penso che si debba coinvolgerei] massimo organismo interno del Ed, e prima delle elezioni politiche. Sono certo che tra un anno anche il segretario Letta converrà su questa scadenza».


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