Eletto con il M5S, passato al gruppo Misto, poi alle Autonomie, agli Europeisti, di nuovo al Misto e infine al Pd. Senatore Gianni Marilotti, a 68 anni è finito nel guinness con cinque cambi di partito da inizio legislatura: non è che ha un po` esagerato?

«Indubbiamente sì. Sono stato anche un po` ingenuo. Mi hanno eletto all`uninominale nel collegio Sardegna Sud. Io sono da sempre un uomo di centrosinistra. Sono uscito in amicizia dai Cinque Stelle, però diciamo che ho solo anticipato le scelte che poi hanno fatto».

Lei è uno scrittore affermato (ha vinto pure il Premio Calvino, ndr), poi si è tuffato in politica. Non si è mai domandato… «Chi me l`ha fatto fare?>

<Sì: il Movimento mi aveva chiamato come esponente della società civile. Loro sapevano bene come la pensavo. Dopodiché ho dovuto ingoiare parecchi rospi. In cima alla lista ci sono i decreti Sicurezza e quello sulla legittima difesa, che dovetti votare pena l`espulsione. Poi per le elezioni regionali e amministrative obiettai che dovevamo allearci con i dem per non far vincere il centrodestra ovunque. Mi risposero che “ero un infiltrato del Pd”. Così capii che era meglio cambiare aria».

E da li iniziò un lungo peregrinare. È pentito?

«Io ho sempre fatto politica nei movimenti, nella società civile: tutte battaglie per i diritti. Questa è la mia prima esperienza politica nelle istituzioni. Ebbene, spero (e penso) anche che sarà l`ultima. L`ho fatta perché tanti amici e persone che stimo mi avevano spinto a impegnarmi».

Che partiti ha votato nell`arco della sua vita?

«Non sono iscritto al Pd, ma ho votato Partito di Unità Proletaria, Democrazia proletaria, Pds, Ds e Pd».

Dove pensa di aver sbagliato?

«Sarei dovuto passare subito al gruppo del Pd, come indipendente. Io non sono un voltagabbana. Io sono di centrosinistra: stiamo parlando di una legislatura in cui si è passato da gialloverdi a giallorossi. E ora c`è Draghi. Io li ho appoggiati tutti. LI primo sono stato costretto a sostenerlo, l`alleanza per il secondo governo è stata giusta, mentre la terza è stata per il bene dell`Italia».

Uno di questi cinque cambi di casacca fu architettato per farle indossare i panni di «responsabile» e sostenere un ipotetico terzo governo Conte con un gruppo ad hoc…

«Me lo chiesero insistentemente: io nemmeno ci credevo, specie vista la compagnia rabberciata. Figuriamoci se potevamo fare la quarta gamba del Conte ter».

Il segretario del Pd Enrico Letta, appena eletto si è scagliato contro quei continui «cambi di casacca» che «sono il segno di una democrazia malata». Cosa ne pensa?

«Che sì, la democrazia è malata, perché i partiti politici non esistono più. Il Pd è l`unico che resiste sul territorio, anche se tra tanti problemi».

Lei ha cambiato molti gruppi, però risulta quasi sempre presente in Aula. E un dato particolare, vista la volatilità delle sue casacche, non crede?

«Ho fatto solo 1`1,6% di assenze, lavoro molto».

Qual è la battaglia chiave del suo mandato?

«Le desecretazioni. Io sostengo il diritto alla conoscenza, in Italia e nel mondo. Mi sto impegnando molto sul caso Assange e sul Moscow Memorial».


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