“La scuola non è solo un edificio, ma un luogo di incontro e socializzazione e le zone industriali non possono e non devono essere sede di istruzione, per ragioni evidenti, legate anche alla salute e all’incolumità di studenti, insegnanti e personale”. E’ partendo da questo assunto che il senatore del gruppo PD Gianni Marilotti si è rivolto, con una interrogazione urgente sottoscritta da altri diciassette parlamentari, al ministro dell’Istruzione Bianchi, a proposito del trasferimento, deciso dalla Provincia, di diversi istituti scolastici di Olbia nella zona industriale della città. Nel 2018 la Regione, attraverso il programma Iscola, aveva preventivato la costruzione di un nuovo Polo scolastico, nel quale concentrare gli istituti superiori della città, trasferendoli dalle zone ad alto rischio idrogeologico. “Un piano che è rimasto lettera morta – sottolinea Marilotti – mentre da allora la Provincia di Sassari, per far fronte alle crescenti esigenze di nuove classi e spazi, ha preferito pianificare il trasferimento delle scuole nella zona industriale di Olbia, totalmente inadatta ad accogliere strutture educative, mal servita dai mezzi pubblici con edifici appena idonei a ospitare classi e garantire la regolarità delle attività didattiche, essendo immobili tra l’altro privi di laboratori e palestre”. Alcuni istituti – dal Liceo classico Gramsci all’Istituto Amsicora – si sono opposti al trasferimento, mentre da un anno dodici classi dello Scientifico Mossa e il corso musicale dell’Artistico De André si trovano nella zona industriale, mentre altri corsi sono stati distribuiti in plessi distanti fra loro. “E’ fondamentale che le scuole non vengano smembrate e che le classi non siano collocate in succursali disagiate, ma che mantengano la centralità che deve essere riconosciuta al sistema educativo – conclude Marilotti – gli edifici scolastici collocati lontano dal centro, in aree senza percorsi pedonali e in strade trafficate da mezzi pesanti e con poche linee di trasporto pubblico rappresentano un vulnus al diritto alla mobilità autonoma degli studenti, con la conseguenza di gravare soprattutto sui soggetti più fragili: i ragazzi e le ragazze con disabilità e quelli che provengono da famiglie in condizioni di difficoltà”.