Il ritiro di Berlusconi fa calare il sipario sulla favola di una destra a cui spetterebbe la prelazione per il Quirinale: dimostra nei fatti che non avendo i numeri, hanno preso loro per primi atto della realtà, quindi ora basta imposizioni e accettino candidature superpartes». Antonio Misiani, ex viceministro dell`Economia e membro della segreteria di Enrico Letta, dopo aver sentito le parole di Berlusconi, lancia un altro avviso ai naviganti: «Attenzione, chi dice con forza che Mario Draghi deve rimanere dove sta al governo, rischia di indebolirlo pure nella sua funzione di premier».

Certo però le azioni di Draghi dopo il vertice di centro destra calano. O no?

«Credo che la situazione sia ancora in evoluzione, eviterei di trarre conclusioni definitive da un vertice il cui unico dato politico è il ritiro della candidatura di Berlusconi. Noto poi che anche le presunte frenate su Draghi di alcuni leader della destra siano state subito smentite».

E se loro avanzeranno nomi come Casellati, Pera, Moratti, Frattini, voi che direte?

«Abbiamo perso troppo tempo, basta con giochini o forzature. Serve una candidatura istituzionale, superpartes e largamente condivisa, innanzitutto tra le forze che sostengono il governo Draghi. E un patto di fine legislatura tra queste stesse forze».

Insomma, Berlusconi sbaglia a dire che tocca alla destra l`onere della proposta?

«Ci sono fattori istituzionali, numerici e politici che dicono altrimenti. La Costituzione non prevede a caso la maggioranza di due terzi nelle prime tre votazioni: è una sollecitazione a cercare in prima battuta maggioranze larghe. Nessuno schieramento ha la maggioranza assoluta, è un quadro frammentato e nessuno ha un diritto di prelazione. Quindi, chi vuole giocare a fare il kingmaker si assume un rischio molto elevato. La via maestra è cercare insieme una larga condivisione e anche da un punto di vista politico sarebbe singolare che le forze del governo Draghi si dividessero nella scelta del presidente».

Sembrano salire le quotazioni di Pierferdinando Casini, sull`altare del primato della politica. Non potreste dire no, visto che è stato eletto nelle vostre liste, giusto?

«Noi vogliamo valutare insieme alle altre forze della maggioranza nominativi con le caratteristiche che dicevo, ovvero figure istituzionali e super partes. In questa fase eviterei il toto-nomi, detto questo valuteremo tutte le proposte, secondo quei criteri. E oggi con Letta e i grandi elettori Pd faremo il punto».

Cosa lascia sul campo questo periodo in cui siete stati appesi a Berlusconi?

«Beh, il dato impressionante è che due leader come Salvini e Meloni siano rimasti appesi per settimane ad una candidatura senza numeri e questo la dice lunga su un centrodestra che si autoproclama monolitico e che ha evidenziato la sua fragilità».


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