Quella di Salvini è una tempesta in un bicchier d’acqua. Draghi è stato molto netto: non ci sarà nessuna patrimoniale, nessuna variazione delle tasse sugli immobili. Bastava leggere il testo della delega fiscale anziché alzarsi dal tavolo. Spero torni a prevalere il buonsenso, perché la riforma è attesa da anni e la Lega commetterebbe un grave errore se la bloccasse per ragioni strumentali che non hanno nulla a che vedere con le proposte del governo». Antonio Misiani, responsabile economico del Pd, commenta così il braccio di ferro ingaggiato dal leader leghista con il governo su un tema di forte impatto mediatico come le (presunte) tasse.

Senatore, ma se non cambierà nulla a che serve questa revisione del Catasto?

Fare una fotografia aggiornata della situazione porterà due vantaggi. Il primo è il recupero dell’ enorme numero di immobili che oggi non sono censiti e non pagano un euro di tasse. Abbiamo 5 miliardi l’anno di evasione per la sola Imu. Il secondo vantaggio, con buona pace di chi fa terrorismo psicologico, è che la revisione farà emergere milioni di immobili che oggi pagano più del dovuto perché i loro valori si sono svalutati ma la tassazione è rimasta la stessa. Ad esempio quelli nelle aree interne e nelle periferie degradate. Poi naturalmente emergerà anche che qualcuno dovrebbe pagare di più per case magari rimaste accatastate come popolari, ma con valori di mercato molto superiori. Nel 2026 chi governerà assumerà le decisioni che riterrà opportune. Ma oggi aggiornare la fotografia è un atto di trasparenza e di giustizia verso i contribuenti.

La delega prevede un taglio delle tasse sul lavoro. Come si procederà?

Questo è un obiettivo chiave perché oggi il fisco italiano penalizza chi lavora e chi fa impresa. La legge delega punta a tre traguardi: taglio dell`Irpef, superamento graduale dell`Irap e revisione dell’Ires. Da dove partire? Secondo noi dall`Iperf e dal taglio del cuneo fiscale, avvantaggiando sia i lavoratori che le imprese. Siamo in una fase di ripresa superiore alle aspettative ma abbiamo ancora mezzo milione di lavoratori in meno rispetto al periodo pre-Covid, bisogna favorire la nuova occupazione e sostenere il potere acquisto. Poi puntiamo anche a un intervento a favore dei secondi percettori di reddito delle famiglie, in gran parte donne. Oggi sono penalizzati perché se si inizia a lavorare si perde la detrazione per il coniuge a carico. Noi proponiamo di trasformare la detrazione in un credito di imposta per chi vuole lavorare.

Parlava di un taglio del cuneo anche a favore delle imprese…

Sì, si potrebbe intervenire sul contributo Cuaf, quello che i datori di lavoro pagano per finanziare gli assegni familiari. Da gennaio va a regime l`assegno unico universale per le famiglie, che assorbe anche gli assegni. Dobbiamo decidere che fine fa questo contributo. La nostra proposta è quello di cancellarlo per tutti, sgravando le imprese per 1,7 miliardi.

A proposito di assegno unico: le risorse basteranno per renderlo davvero universale?

Ci sono 6 miliardi aggiuntivi, sono fiducioso. La Nota di aggiornamento al Def conferma la messa a regime dal 2022.

Nella legge di bilancio in arrivo quanti soldi ci saranno per il taglio del cuneo fiscale?

Due miliardi sono già a disposizione e la Nadef registra un aumento strutturale delle entrate di 4,3 miliardi grazie alla lotta all`evasione. La dote teorica per la riforma potrebbe dunque arrivare intorno ai 6,5 miliardi di euro. Ma è chiaro che bisognerà trovare un equilibrio tra le diverse esigenze nell`ambito dei 22 miliardi disponibili per la manovra.

Quali sono le sollecitazioni del Pd?

Noi insisteremo perché la politica di bilancio sia in linea con gli investimenti e le riforme che abbiamo scritto nel piano di ripresa. Servono forti stanziamenti aggiuntivi su welfare, istruzione e sanità. Il Pnrr finanzia nuove infrastrutture sociali, sanitarie ed educative. Poi però bisogna pagare i nuovi medici, gli assistenti e gli educatori che faranno funzionare i servizi. L`altro tema è quello degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive: nel Paese ci sono ferite sociali aperte che dobbiamo ricucire


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