Viceministro Antonio Misiani, quanto disagio c`è nel Pd per l`ingresso della Lega al governo?

«Noi ci siamo messi al servizio di una iniziativa del presidente della Repubblica in nome dell`interesse nazionale dopo una crisi che non è stata certo aperta dal Pd. Parliamo di un governo che nasce da un appello a tutte le forze politiche sulla base della condivisione di un programma che Draghi sta presentando alle varie delegazioni. Ma noi siamo molto soddisfatti dell`incontro di oggi. Da lui sono venute parole chiare su punti per noi fondamentali: Europa, salute, lavoro, forte vocazione ambientalista del Recovery plan, sistema fiscale progressivo. Ci sono tutti i presupposti perché il Pd faccia la sua parte fino in fondo».

Quindi non c`è nessun disagio?

«Non è un segreto che avremmo preferito una maggioranza più omogenea e intravediamo i rischi di una coabitazione fra forze alternative, come siamo noi e la Lega. Ma ci fidiamo di Draghi e della sua capacità di fare sintesi».

Intanto Salvini sulle cartelle ha detto che vuole la pace fiscale, cioè un condono. Come la mettiamo?

«Fermo restando che noi siamo e rimaniamo contrari ai condoni, è necessaria però una soluzione sul tema delle cartelle che non sia un semplice rinvio. Tant`è che stavamo già ragionando sull`eliminazione delle sanzioni e su un invio più diluito nel tempo».

Su Quota 100 invece prevede che il governo farà marcia indietro.

«Mi permetta di dubitarne. L`età di pensionamento va resa più flessibile, ma Quota 100 non ha funzionato. È iniqua e produce uno squilibrio sulle casse previdenziali – dunque sulle giovani generazioni – difficile alla lunga da sostenere».

Dice pure che ha avuto garanzie che le tasse non aumenteranno. Perché, voi le volevate alzare?

«Veramente è il Contedue che le ha abbassate portando fino a 100 euro il taglio delle tasse peri lavoratori dipendenti. Ma forse era distratto».

Che governo sarà: tecnico o politico?

«La configurazione e la definizione della squadra spetta al presidente Draghi. A noi toccherà valutare quelle che saranno le sue scelte»

Ma per il Pd quale sarebbe la soluzione migliore?

«Un governo in cui la politica si assuma le proprie responsabilità».

Trattandosi di un esecutivo d`emergenza, la politica non rischia di essere un intralcio?

«Se ognuno metterà da parte le proprie bandiere ideologiche e si approccerà a questo governo con lo spirito di leale collaborazione sollecitato da Mattarella io credo che si potranno compiere scelte importanti e utili al Paese. È con tale spirito che il Pd intende lavorare. Ci sono da varare il decreto Ristori 5, il Recovery plan e i decreti attuativi sull`assegno unico che parte a luglio».

Un governo così ampio riuscirà a finire la legislatura?

«I governi non possono avere una data di scadenza. Oltretutto c`è un lavoro parlamentare che va portato avanti in parallelo: sono le riforme istituzionali, ineludibili dopo il referendum sul taglio degli eletti. La legge proporzionale, l`abbassamento a 18 anni dell`elettorato attivo per il Senato e l`introduzione della sfiducia costruttiva in Costituzione».

Il M55 è in frantumi: reggerà all`ingresso nel governo?

«Premesso che è in corso un dibattito interno che rispettiamo, per noi il consolidamento dell`alleanza con 5S e Leu è essenziale».

La minoranza contesta Zingaretti e chiede il congresso, si farà?

«Lunare evocarlo ora. Quando sarà il momento apriremo una discussione sull`Italia e sul ruolo del Pd nella nuova stagione. In 2 anni Zingaretti ha preso un partito sconfitto ridandogli unità e centralità. Guai a tornare indietro».


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