Ancora una volta il vento ha soffiato e gonfiato le vele delle Primarie.
Saperlo governare è la grande sfida che spetta a tutto l’equipaggio, e non solo al nocchiero che da domenica sarà ufficialmente al timone della nave del PD.
Ma per non ricadere in errori del passato sarà utile far ripartire subito un lavoro sulla struttura della nave stessa, le sue regole, le sue vele, i porti di rifornimento e la rotta da seguire.
Perché come sappiamo il vento fa il suo giro, ed occorre essere attrezzati per quando cala e per quando prende una direzione pericolosa.
Ed è in quei momenti che contano in particolare i rematori, ed è proprio a quel popolo di militanti, iscritti, che fanno funzionare i circoli e le feste, e anche i seggi delle primarie, occorre guardare con grande attenzione.
Il loro voto è stato in sintonia con il vento che ha soffiato alle Primarie, ma al tempo stesso molto più differenziato e molto meno univoco. È a questo generoso popolo che occorre guardare con più attenzione e a cui occorre dedicare una proposta e un progetto.
Come articolare una proposta politica che tenga insieme la novità della partecipazione nelle diverse forme oggi possibili grazie alle tecnologie eppure con una solidità che garantisca profondità, formazione, selezione delle classi dirigenti è la vera scommessa che riguarda tutti, e in particolare le organizzazioni politiche progressiste.
In questo schema la discussione congressuale, che non esiste nel PD poiché le Primarie non sono un congresso, e il confronto tra le diverse piattaforme contenute nelle mozioni dei candidati, che rischiano di essere già archiviate il giorno dopo, se non addirittura il giorno prima, chiamano a gran voce l’apertura di uno spazio reale di ripensamento della forma partito, che valorizzi chi dedica tempo e da’ continuità.
L’innovazione dell’apertura agli elettori che nel tempo si è ulteriormente caratterizzata come apertura alla società tutta è un elemento chiave del PD che viene di volta in volta messa in discussione da chi è travolto dall’onda e mitizzata invece da chi in quella fase l’onda la cavalca.
È sempre più urgente capire come questa innovazione possa incrociare un percorso di partecipazione continuativa.
La crisi della Politica e dei Partiti ha prodotto nel tempo reazioni diverse.
L’innovazione messa in campo alla nascita del PD era tutta basta sull’apertura all’esterno. Oggi con la stessa fantasia e la stessa creatività siamo chiamati ad innovare nella direzione della costruzione di comunità e di profondità.
Sarebbe un errore non tenere conto delle due spinte emerse da questo passaggio e delle differenze anche significative tra un’apertura di credito che riguarda tutti noi, ma che è soprattutto il manifestarsi di una parte del Paese che vuole dirsi diverso e lontano da chi ci governa e dai disvalori che promuove, e il punto di vista della nostra comunità che si dimostra più divisa in meno omogenea nella scelta, e che va coinvolta in un processo che, per costruire unità, crei luoghi veri della discussione di merito che possano rompere gli steccati delle appartenenze e spostare il confronto da quello sulle persone e sui posizionamenti a quello sulle proposte, sulle soluzioni e sulle letture della fase.
Un passaggio decisivo per il PD il cui destino ancora una volta coincide con quello più generale del Paese.


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