“Appare ora del tutto inopportuno fare marcia indietro e abolire una legge, che per le cariche nazionali da un lato dà attuazione all’articolo 54 della Costituzione, vale a dire il dovere di adempiere all’affidamento di funzioni pubbliche con disciplina e onore, e dall’altro lato è pienamente rispettosa dell’articolo 27 della Costituzione, ossia la presunzione di innocenza fino a condanna definitiva”. Lo dice al Nuovo Quotidiano di Puglia.it il senatore del Pd Dario Stefàno, presidente della Commissione Politiche Ue, spiegando le ragioni del No al primo quesito referendario, relativo all’abolizione della legge Severino.“È incontestabile l’opportunità di mantenere la legge Severino – continua Dario Stefàno –  che ha inteso far convergere anche il nostro Paese su rigorosi standard comuni alle altre principali democrazie. Credo che questa normativa abbia profondamente cambiato la cultura politica di questi anni, ed abbia introdotto una sensibilità e una cura morale di cui avevamo profondamente bisogno. Il sistema punitivo tradizionale si sottrae ad una riflessione etica che invece la normativa introduce con rinnovato vigore. Quelle previste dalla legge Severino non sono sanzioni penali. Ma l’istanza eticizzante di cui è portatrice dovrebbe appartenere, prima ancora che al sistema, alla coscienza individuale del singolo candidato. Semmai la questione da porsi è quale sia il giusto equilibrio fra l’indubbio sacrificio di un diritto personalissimo, quale quello elettorale, e la salvaguardia di valori morali che guidano la scelta della incandidabilità o della decadenza per ragioni di giustizia punitiva. Il tema è complesso e credo che meriti una riflessione, anche per evitare che il sacrificio elettorale sia poi reso vano all’esito di un giudizio di secondo grado di tipo assolutorio”..


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