«Il Parlamento non può essere fatto di passacarte», sostiene Giorgio Tonini, tra i 19 senatori Pd che hanno votato contro la decadenza di Minzolini. «Se ci viene chiesto di esercitare un filtro, noi lo facciamo con piena libertà di coscienza».
E a che cosa deve ispirarsi, questa valutazione?
«Certamente al valore della moralità pubblica da difendere in modo assoluto. E poi al rispetto per le persone, che impone di valutare se c`è stato un giudizio equo».
Minzolini una vittima?
«Manca la certezza che non vi fossero intenti persecutori, e certi indizi hanno portato molti di noi a condividere questo dubbio. Ad esempio, che nel collegio giudicante vi fosse un avversario politico. Ma oltre alla dignità della persona, c`è di mezzo quella del Parlamento. Cambiarne la composizione significa alterare la volontà democratica degli elettori, e non si può certo procedere a cuor leggero».
Per alcuni esponenti del suo partito avete commesso un errore gravissimo…
«A me la diversità di giudizio non sembra una debolezza, semmai un elemento di forza. Era bello vedere che la nostra parte del tabellone elettronico fosse così variegata, laddove gli altri partiti avevano votato in blocco. Significa che nel Pd ognuno si è espresso con la propria coscienza, nella più totale libertà di giudizio».
Però in passato questa autonomia non si era mai espressa. Perché proprio ora?
«In realtà non è la prima volta. Ricordo il caso di Azzollini, che non apparteneva al Pd, del quale la procura di Trani aveva chiesto l`arresto per reati molto gravi. Alcuni di noi si convinsero che il provvedimento fosse fondato sul nulla, e negarono l`autorizzazione. Dopodiché fu la Cassazione a cancellare l`arresto, addirittura gli stessi pm di Trani a chiedere il proscioglimento di Azzollini. Quella vicenda dovrebbe averci insegnato qualcosa».
II M5S vi accusa di avere barattato la salvezza di Minzolini con quella del ministro Lotti. È un sospetto che fa male?
«Certo che fa male. Così come dispiace essere presentati come quelli della Casta. Ma se ci fossimo regolati in base ai calcoli di opportunità elettorale sarebbe stato peggio: un`abdicazione dai nostri compiti. Io non mi sarei sentito in pace con me stesso. E sono convinto che molti elettori, alla fine, capiranno».


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