«La vittoria alle amministrative è una chiara affermazione della linea di Enrico Letta, che vede il Pd come perno di un’alleanza larga, in grado di sconfiggere le destre». Luigi Zanda, decano dei senatori dem, non ha dubbi su quel che deve fare il principale partito del centrosinistra per capitalizzare il successo nelle città e replicarlo alle Politiche, quando sarà.

Cosa deve fare il Pd, senatore?

«Insistere sulla linea Letta: attenzione ai contenuti, nessun cedimento alla volgarità politica, ricerca di strategie sociali che allarghino e non restringano il campo. Ciò significa curare la qualità della classe dirigente e
sostenere Draghi, al quale va una parte del merito di questo risultato».

In che modo il merito è anche del premier?

«Draghi è la prova vivente di quanto possa pagare la serietà in politica. Ho l`impressione che il Paese si sia stancato della politica degli slogan, degli insulti o fatta in prevalenza attraverso i social, che bucano sempre meno. I problemi degli italiani sono talmente consistenti sanitari, economici, sociali – che mi sembra sia tornata una certa voglia di sobrietà e di concretezza».

Ma come farà Letta a mettere insieme da Conte a Calenda, per non parlare di Renzi, su cui pesa una notevole diffidenza?

«Partendo da un dato di realtà e cioè che in una coalizione le alleanze sono sempre tattiche: si sta insieme per vincere o per governare. E mi pare che anche Conte consideri quella col Pd un`alleanza tattica e non strategica. Perciò dobbiamo cominciare a lavorare sempre più insieme, su obiettivi chiari, in Parlamento come nei comuni. E lo stesso discorso vale per Calenda, che è un alleato naturale del Pd. Invece Renzi mi sembra che stia attraversando una fase in cui è molto distratto dalla politica».

L`attuale legge elettorale, che spinge a costruire coalizioni forzose, va cambiata in favore del proporzionale?

«Io sono convintamente per il maggioritario, però mi chiedo se in questa situazione possa funzionare. Dare un premio alle coalizioni che poi, una volta finite le elezioni, si scompongono e determinano altre maggioranze rispetto a quelle votate dagli elettori – ben tre in questa legislatura – può risultare un trucco. Forse il proporzionale con uno sbarramento al 5% come il Germania è un modello in grado di garantire la governabilità».


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