“Ieri in Svizzera ha chiuso gli occhi per sempre la signora Susanna Zambruno Martignetti, una donna forte che ha lottato contro la sclerosi multipla per 25 anni. Ha deciso di porre fine alla sua vita e alle sue sofferenze in modo volontario e per farlo ha dovuto abbandonare il suo Paese, l’Italia”. Lo dichiara la senatrice del Pd Magda Zanoni, intervenendo in aula.
“La sua scomparsa – prosegue Zanoni – getta un’ombra sulla legislazione italiana che ancora non permette ai cittadini di lasciare i propri cari con dignità e coraggio. Perché un gran coraggio è servito a Susanna per poter compiere questo gesto, lontana dalla sua casa e dalla sua Città. L’eutanasia non è una parola che deve far paura, è una scelta compiuta in piena coscienza quando dolore e sofferenza hanno ormai preso il sopravvento e mascherano le gioie della vita. Il 1° marzo alla Camera sono stati assegnati due ddl per la legalizzazione di una procedura che io trovo indispensabile in una società aperta e di grandi vedute. Nostro compito infatti è tutelare e rispettare le volontà di coloro che scelgono una morte dignitosa, senza accanimenti terapeutici di alcun tipo. L’Italia – nota la senatrice dem – necessita di una legge che regolamenti almeno il fine vita e, più coraggiosamente, anche l’eutanasia e che permetta a persone come Susanna Zambruno di morire a casa propria, circondata dagli affetti e da un ambiente famigliare. Si tratta anche di un problema di equità, perché chi ha condizioni economiche personali e famigliari che lo consentono possono permettersi di andare in Svizzera e chi non può permetterselo non può decidere il proprio destino”.
“Rispetto profondamente tutti quelli che pensano che non ricorreranno mai a questa possibilità né per sé né per i propri famigliari, ma chiedo lo stesso rispetto verso chi vuole fare una scelta diversa e che viene impedita. Credo infatti – conclude Zanoni – che mettendoci nei passi di chi soffre, si debba affrontare con coraggio il tema dell’eutanasia per far sì che persone come Susanna Zambruno Martignetti non siano più costrette a recarsi all’estero per porre fine alla propria vita”.


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