“Il Governo è costretto a rimediare ad un errore commesso per distrazione o forse per fare cassa a danno dei contribuenti. È necessario però fare chiarezza sul racconto fiscale del Governo perché sembrerebbe che gli italiani non siano in grado di leggere le proprie buste paga. Il Governo continua parlare di riduzione delle tasse quando i dati dicono esattamente il contrario. Oggi l’Ufficio Parlamentare di Bilancio ci fornisce ulteriori evidenze: nel passaggio dal regime fiscale del 2022 a quello 2025, con l’accorpamento a tre aliquote, il maggiore prelievo associato a 2 punti percentuali di inflazione è più alto di circa 370 milioni (+13 per cento).
Lo stesso miglioramento del saldo primario, tornato positivo dopo quattro anni, allo 0,45 del Pil ci dice che è frutto soprattutto delle maggiori entrate Irpef che hanno risentito dell’aumento delle retribuzioni e dell’operare del drenaggio fiscale.
La presidente del Consiglio ha annunciato che proseguirà l’opera di riduzione delle tasse al ceto medio. Quale riduzione? Perché ad oggi non è avvenuta nessuna riduzione e soprattutto con quali risorse si intenderebbe fare questo intervento? Il Concordato preventivo biennale è stato sotto le aspettative. Secondo gli ultimi dati disponibili, per altro risalenti alla scorso anno, le adesioni sono ferme a circa 500.000 contribuenti, che rappresentano solo il 13% della platea potenziale. Per altro dati poco trasparenti perché restano aperte diverse domande: gli 1,6 miliardi di cui ha parlato il viceministro Leo includono il gettito del condono? Se non lo includono, a quanto ammonta tale gettito? Come è stato stimato questo gettito? Da dicembre ci sono nuove informazioni/stime?
In tutti i casi si tratta di risorse insufficienti per ulteriore taglio delle aliquote e per avanzare un’ulteriore rottamazione delle cartelle. Gli effetti dell’ aumento dell’ inflazione sono oggi e sono reali. L’ impasse interno alla maggioranza blocca qualsiasi provvedimento che porti alla restituzione del fiscal drag. Quindi è inutile continuare a raccontare una realtà che non esiste prendendo in giro gli italiani. Serve trasparenza e meno o chiacchiere perché la lettura delle buste paga fa giustizia del racconto fantasioso del Governo. Così la senatrice Cristina Tajani, capogruppo Pd in Commissione Finanze in sede di dichiarazione di voto sul decreto acconti Irpef.