“Siamo preoccupati per il metodo con cui abbiamo discusso e per il merito del provvedimento”. Cosi la senatrice Cristina Tajani, capogruppo Pd in commissione Finanze a Palazzo Madama sul Ddl capitali. “Il provvedimento affonda le sue origini in un percorso condivisibile avviato nella scorsa legislatura, con il Libro Verde, per allineare il mercato dei capitali italiano a quello di altri paesi europei migliorandone la competitività. Ma la piegatura che la maggioranza ha voluto dare al testo, con emendamenti macchinosi e pasticciati sul voto di lista e quello maggiorato, ci allontana dalle migliori prassi internazionali con l’intento di produrre una impropria ingerenza del legislatore negli assetti societari a discapito di competitività, trasparenza e concorrenza. Inoltre la sovrapposizione tra il Ddl capitali e la delega di riforma del Tuf rischia di generare una ‘temporary rule’, cioè una norma con vigenza temporanea destinata ad essere superata dalla delega, che è molto ampia. Tutto il contrario della certezza del diritto e della stabilità normativa di cui hanno bisogno le imprese e gli investitori in un momento così delicato per la credibilità e stabilità economica del paese, il cui indebitamento crescente preoccupa mercati e investitori. I nostri emendamenti migliorativi, come quello volto a costituire un comitato di esperti indipendenti di alto profilo che affianchino il Mef nella attuazione della delega di riforma del Tuf, – conclude la Tajani – sono stati inspiegabilmente respinti”.
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