Quanto ha incassato lo Stato dalla rimodulazione delle accise sui carburanti disposta dal decreto interministeriale del 14 maggio 2025 e cosa intende fare il governo per abbassare il prezzo della benzina, che in seguito a quel provvedimento avrebbe dovuto scendere, ma così non è stato. Sono queste, in sintesi, le questioni poste dalla senatrice Cristina Tajani, capogruppo del Pd nella Commissione Finanze, ai ministri Giorgetti e Urso, ai quali ha rivolto un’interrogazione sottoscritta anche da numerosi colleghi.
“L’Italia – spiega Tajani nell’interrogazione – si posiziona tra i Paesi con il carico fiscale più elevato sui prezzi dei carburanti. Attualmente, il carico fiscale (Iva e accise) pesa per il 61,1 per cento sulla benzina e per il 57,2 per cento sul gasolio, attestandosi ai livelli più altri tra i Paesi europei e del resto del mondo. Le misure assunte finora dal governo Meloni per contenere i prezzi non hanno prodotto risultati. In particolare, con un decreto interministeriale del 14 maggio 2025, è stato disposto un riallineamento delle accise che avrebbe dovuto essere per il consumatore, a parità di litri consumati, una partita di giro, con il gasolio che sarebbe dovuto costare 1,50 centesimi in più al litro e il prezzo della benzina che sarebbe dovuto scendere in modo corrispondente. Tuttavia, mentre il gasolio è aumentato di 1,50 centesimi, il prezzo della benzina alla pompa non è diminuito, prefigurando così nel complesso una spesa aggiuntiva per i consumatori. Per questo chiediamo ai ministri quali misure urgenti intendano adottare per ridurre i prezzi dei carburanti, che si ripercuotono anche sui costi di altri beni di consumo. Vogliamo anche sapere – conclude Tajani -quale sia la stima dei maggiori incassi previsti e se intendano impiegare tali somme per interventi in favore dei consumatori, a partire da quelli a più basso reddito, e per rafforzare le misure per la sostenibilità ambientale”.


Ne Parlano