“Oggi nell’Aula del Senato contestiamo al governo una scelta di reticenza, non soltanto sul quadro programmatico dei documenti del ciclo di bilancio, che abbiamo discusso ad aprile in quest’Aula, ma anche sulle politiche correnti. Faccio degli esempi concreti. Il documento che abbiamo approvato ad aprile prevede 43 miliardi di euro di maggiori entrate per la Pa, ma non si capisce da dove arrivino queste risorse. Certo è salita la pressione fiscale e vorremmo sapere se a pagare, come sospettiamo, siano sempre gli stessi, cioè lavoratori dipendenti e pensionati. Sul concordato preventivo biennale il governo non ha fornito dati. Sappiamo, dal documento approvato ad aprile, che soltanto il 13% della platea ha aderito e che il gettito della misura sarebbe intorno agli 1,6 miliardi di euro, non sufficienti per affrontare le promesse di riduzione della pressione fiscale sul ceto medio che hanno fatto. La chiarezza sui numeri non è soltanto una questione di trasparenza, che pure sarebbe dovuta al Parlamento, al Paese e agli osservatori internazionali; è un elemento che ci permette di valutare le politiche e anche di aggiustarle”. Lo ha detto in Aula la senatrice Cristina Tajani, capogruppo del Pd nella Commissione Finanze.
“Nelle prossime settimane, per esempio – continua Tajani – voteremo un decreto legge per aggiustare non so se un errore o un atto compiuto in malafede sugli acconti Irpef: il governo ha chiesto ai contribuenti di pagare più Irpef di quella dovuta. L’hanno fatto per aumentare il gettito o perché non ve ne siete accorti e avete fatto un errore? La chiarezza sui numeri serve per valutare le politiche e questo Parlamento la dovrebbe chiedere all’unanimità, non dovrebbe essere solo l’opposizione a farlo”.