“Guardando al quadro macroeconomico e geopolitico ma anche a quello sociale, l’Italia deve compiere una traversata inedita e perigliosa, ma rischia di mettersi in viaggio su un barchino fragile e incerto disegnato dal Dfp che oggi discutiamo.  Nessuna bussola per la nostra navigazione: non vi è una stima sull’impatto dei dazi e delle turbolenze del sistema finanziario, privo di contenuti e di prospettive di politica economica a sostegno dei cittadini e del nostro sistema economico. Il governo sta sottraendo non solo al Parlamento e al dibattito pubblico, ma anche agli osservatori internazionali tutte le informazioni necessarie per conoscere la direzione di marcia che il Paese dovrà affrontare nei prossimi mesi. È legittimo il sospetto che l’esecutivo non abbia idee chiare su come affrontare le conseguenze economiche e sociali della situazione”. Lo dice la senatrice Cristina Tajani, capogruppo del Pd nella Commissione Finanze, intervenuta in Aula sul Dpf.
“Sul fronte del sostegno al sistema economico – prosegue Tajani – siamo agli annunci ma nessun provvedimento è, per ora, atteso in Parlamento. Mentre cresce la povertà, si allarga la forbice della ricchezza tra i più abbienti e il resto delle famiglie e cresce la pressione fiscale a carico di contribuenti ed imprese, passata dal 41,4% del 2023 al 42,6% del 2024, e prevista al 42,7 per cento nel 2025. Una quota consistente del risanamento dei conti pubblici, alla luce dei dati del DFP, poggia sul combinato disposto dell’imposizione sul lavoro dipendente e del fenomeno del fiscal drag. Salgono i contributi sociali (+3%) e cresce l’Irpef pagata in larghissima parte da pensionati e dipendenti. Anche le imprese contribuiscono in buona misura al risanamento dei conti pubblici, con l’abolizione dell’ACE (4 miliardi) e l’introduzione delle misure sulle imposte anticipate-DTA (Banche). In materia fiscale il governo si limita sostanzialmente a rivendicare il completamento della riforma. Una riforma che ha peggiorato, invece che contrastarle, tutte le principali iniquità e inefficienze l’imposta sul reddito personale. Il risultato è che pagano sempre gli stessi e sempre di più”.

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