“Anche in questa legge di bilancio il peso degli interventi fiscali sul complesso degli interventi finanziati dalla manovra è maggioritario. Non sarebbe un male in sé, ma avremmo bisogno di una vigorosa revisione in senso redistributivo del nostro sistema fiscale, accompagnato da interventi pre-distributivi volti alla crescita e all’aumento dei salari. La legge di bilancio non fa né l’una né l’altra cosa. Con questa manovra per il 2025 e con l’intervento sul sistema delle detrazioni d’imposta, in particolare trasformando il taglio dei contributi previdenziale in un mix di bonus e detrazioni, gli esiti sono opposti”. Lo dice la senatrice Cristina Tajani, capogruppo del Pd nella Commissione Finanze, intervenuta nell’Aula del Senato.
“Le norme previste in tema di detrazioni d’imposta – prosegue Tajani – agiscono pesantemente sul profilo della progressività dell’Irpef, determinando un’aliquota effettiva crescente fino a 40 mila euro, raggiungendo il livello massimo del 56 per cento per i redditi compresi tra 32 mila e 40 mila euro per poi scendere al 43,7 % e al 43,5 per i redditi superiori a 40 mila euro.
Dal combinato disposto delle diverse misure adottate, tra flat tax, concordato preventivo biennale e interventi sulle detrazioni, molti contribuenti, a parità di reddito conseguito, sono chiamati a concorrere in maniera differente al finanziamento delle spese pubbliche e ciò in palese contrasto con i principi costituzionali. Ormai sui percettori di reddito di lavoro dipendente e assimilato nonché da pensione pesano per intero i costi della sanità e del welfare per l’intera collettività, mentre i lavoratori autonomi fino a 85mila euro di fatturato possono optare per il regime sostitutivo dell’IRPEF con la cosiddetta Flat tax al 15 per cento”.