Sin dall’inizio della vicenda Ilva, 3 anni fa, Governo e Parlamento hanno lavorato per tenere insieme la continuità produttiva del più grande polo siderurgico europeo con il mantenimento dei livelli occupazionali di un gruppo che con l’indotto occupa oltre 16000 addetti, e con, non certo ultimo dei temi, il risanamento ambientale dello stabilimento e della città di Taranto, una realtà martoriata da decenni di produzione priva di adeguate politiche di tutela e salvaguardia dell’ambiente e della salute.
Ecco perché questo provvedimento, il cui testo grazie al lavoro parlamentare è stato rafforzato rispetto all’iniziale decreto, può rappresentare la svolta tanto attesa. La continuità produttiva ed occupazionale dell’ILVA torna oggi ad essere possibile grazie a una consistente iniezione di risorse all’azienda garantita dallo sblocco dei fondi Fintecna (156 milioni di euro) e dalla disponibilità di linee di credito ordinarie per circa 260 milioni di euro concesse dalle banche grazie all’iniziativa dei nuovi commissari straordinari e alle sollecitazioni del Governo. Il risanamento ambientale dello stabilimento di Taranto verrà garantito dalla norma inserita nel Decreto con cui si esplicita il procedimento per rendere disponibili per l’amministrazione straordinaria le risorse già sequestrate ai Riva da parte della Procura di Milano, pari a 1,2 miliardi di euro, a cui potrebbero aggiungersi altri 700 milioni di euro al momento anch’essi bloccati dalla stessa Procura. Queste risorse sono espressamente vincolate alla piena attuazione delle prescrizioni del piano ambientale.
Per l’ammodernamento e l’innovazione viene introdotta nel decreto un ulteriore misura con la quale l’amministrazione straordinaria potrà stipulare finanziamenti fino a 400 milioni di euro, assistiti dalla garanzia dello Stato per 150 milioni. Con tali risorse si potranno finalmente avviare i non più rinviabili investimenti impiantistici e di ammodernamento tecnologico, a cominciare dal rifacimento degli altiforni. Tutto ciò è funzionale alla prospettiva futura di cessione o fitto dell’ILVA a una Newco, che potrà vedere la luce con l’iniziativa promossa dal Governo già nello Sblocca Italia e rafforzata nel decreto ‘Investement compact’ all’esame della Camera con cui prende vita la Società per azioni per la patrimonializzazione e la ristrutturazione delle imprese italiane.
A ciò va aggiunta la tutela dell’indotto, il tema del testo più delicato dal punto di vista sociale, garantita attraverso norme che integrano e completano misure già intraprese. Ovvero, innanzitutto la norma che definisce prededucibili i crediti delle piccole e medie imprese che hanno lavorato durante il periodo trascorso per il risanamento ambientale, la sicurezza, la continuità dell’attività produttiva. Si rendono poi disponibili 35 milioni di euro del Fondo centrale di garanzia per la liquidità delle pmi con cui si potrà attivare una consistente massa di credito (circa 400 milioni di euro) per i fornitori dell’ILVA, garantita all’80% dal Fondo. Un ulteriore intervento prevede a favore delle pmi e delle imprese dell’autotrasporto la sospensione dei termini per i versamenti dei tributi erariali fino al 15 settembre 2015, nonché la sospensione delle procedure esecutive e cautelari relative a questi tributi. Ed, infine, vi è un ulteriore previsione con la quale per le pmi fornitrici ILVA si estende la moratoria in materia di mutui e finanziamenti fino al 2017.
Non ultimo, il provvedimento riguarda Taranto. Abbiamo inserito una clausola di salvaguardia per contenere gli eventuali effetti sull’occupazione derivanti dalla riorganizzazione dei siti produttivi della città, mediante la possibilità per il commissario straordinario di favorire l’impiego di lavoratori provenienti dalle aziende in crisi di Taranto. Infine, speriamo che in aula si possa procedere al via libera alla realizzazione di un polo oncologico pediatrico previsto da vari emendamenti.
Siamo ad un passaggio cruciale non solo nella vita dello stabilimento ILVA di Taranto, ma per l’intera storia industriale del nostro Paese. Governo e Parlamento devono vigilare perché questa sfida sia vinta, non solo per salvare lo stabilimento, i posti di lavoro, una città, ma un pezzo decisivo del sistema industriale del nostro paese e della nostra capacità di continuare ad essere un grande paese manifatturiero.
Al tempo stesso, una moderna politica industriale non può non fondarsi sulla sostenibilità dei processi produttivi. Su questo dobbiamo oggi lavorare con questo provvedimento.

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