‘Ho votato anch’io, come credo la maggior parte dei senatori del Pd, contro la richiesta di arresto del senatore Antonio Azzollini. Sapevo che sarebbe stata una decisione difficile da spiegare ad una parte dei nostri elettori, sapevo che mi sarei preso la mia dose di insulti sulla rete, ma ho assunto questa decisione con la coscienza tranquilla, perché penso (e ci ho pensato a lungo) di aver fatto la cosa giusta’.
Così il vicepresidente del Gruppo Pd al Senato Giorgio Tonini su Facebook spiega la decisione di votare contro l’arresto di Azzollini.
‘Penso che quando si deve decidere della libertà, dell’onore e in definitiva della vita di una persona, si debba farlo prescindendo, per quanto possibile, da valutazioni di opportunità politica, che del resto, in questa circostanza, erano assai incerte. Sarebbe stato infatti sbagliato lasciarsi influenzare, nel decidere pro o contro la richiesta di arresto, sia da ragioni, tutt’altro che ignobili, di realismo politico, che avrebbero spinto a votare contro l’arresto (per salvare l’alleanza con Ncd, decisiva per la tenuta del governo, con tutto ciò che questo comporta in termini di interesse dell’Italia), sia da ragioni non meno nobili e importanti per il Paese, di consenso, almeno immediato, al Pd, che avrebbero spinto nella direzione opposta. Penso sia stato giusto invece porsi, come ho e abbiamo cercato di fare, l’unica domanda vera, che la Costituzione ci impone di porci: quelle proposte dai magistrati sono ragioni in grado di motivare la richiesta, non di processare (su quello non siamo competenti), ma di arrestare in via preventiva, cioè in fase di indagini, un parlamentare? Nel caso di Azzollini, dopo aver studiato le carte, averci pensato su e discusso con colleghi più competenti di me, sono arrivato alla conclusione che c’erano molti e solidi indizi di fumus persecutionis, che la richiesta di arresto era motivata in modo debole e discutibile ed era sostenuta da argomentazioni pericolose dal punto di vista democratico, in quanto segnavano una netta invasione di campo da parte della magistratura ai danni del parlamento, mettendo così in discussione il principio della divisione dei poteri. L’ordinanza di arresto andava dunque respinta’.
‘Azzollini andrà comunque sotto processo – conclude l’esponente Pd – e, se sarà condannato, finirà anche in prigione. Ma acconsentire al suo arresto ben prima del processo, sulla base di motivazioni tanto discutibili, sarebbe stato un tragico errore. Che non ho, non abbiamo commesso’.

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