‘Ogni leader, compreso Renzi, ha suoi pretoriani che lo aiutano a sbagliare. D’Alema ne sa qualcosa’
Giorgio Tonini, senatore Pd di lungo corso, è un renziano dialogante. A D`Alema dice chiaramente che ha torto: il governo ha realizzato molto e il partito va bene com`è. Ma niente invettive, niente inviti alla pensione, nessuna accusa di frustrazione malcelata.
Le epurazioni alla festa dell`Unità: dopo Civati, invitato in malo modo con un sms, è stato escluso anche Cuperlo.
 Io non so come siano veramente andate le cose, voglio dire però che la festa dell`Unità è di tutti e se qualcuno è stato escluso per motivi di appartenenza è stato un errore. Tuttavia da questo spiacevole infortunio non trarrei particolari conseguenze politiche. Rubricherei il fatto a una caduta di stile.
 E sulle critiche di D`Alema riferite al lavoro del governo e alla gestione verticistica e accentratrice del partito?
Mi sembrano critiche malcentrate, non vedo la base concreta su cui poggiarlo. Il governo in questi mesi ha prodotto risultati importantissimi a partire dalla riforma del Senato. Il governo Letta su questo era andato in panne mentre Renzi, al quale si applica sempre l`accusa di rozzo decisionismo, ha dimostrato le sue qualità di paziente tessitore: è stato capace di ricostruire una maggioranza di scopo con Berlusconi dando prova di grande abilità e sagacia.
Altro che Bicamerale insomma.
 No guardi evitiamo paragoni impropri: il Berlusconi di oggi non è il Berlusconi dei tempi della bicamerale. Non volevo fare comparazioni ma rimarcare l`importanza del lavoro svolto da Renzi che i senior come D`Alema dovrebbero riconoscere, aiutando con consigli e con orientamenti invece di bacchettare. Anche perché Renzi non ha fatto il bambino con il gelato, ha dimostrato determinazione e insieme flessibilità e duttilità sia nella gestione della riforma sia nella capacità di costruire una maggioranza costituente, con tutte le fatiche che questo comporta in Italia. E D`Alema sa bene cosa vuol dire tenere la maggiorana sulle riforme. Altrettanta capacità di tessitura Renzi l`ha dimostrata a livello europeo. L`ingresso del Pd nel Pse, l`importante risultato elettorale del Pd alle europee e l`operazione Mogherini, per cui l`Italia si trova il socialista più alto in grado nella commissione e nella presidenza, mi sembrano cose grosse.
E` vero però che il gran premio della montagna per Renzi comincia adesso con la riforma del lavoro.
 Nessuno lo nega: l`esame di maturità di Renzi avrà come prove la manovra economica di fine anno, la spending review del governo e naturalmente il job act. Renzi sa bene di giocarsi questo autunno buona parte del suo credito.
D`Alema picchia anche sulla forma assunta dal Pd, gli pare una monarchia da quanto dice. Peraltro debole.
C`è chi ha nostalgia di un vecchio schema di partito dove i ruoli di segretario e di presidente del consiglio sono separati. D`Alema coltiva questa nostalgia, io no. Io sto a quello che ha scritto Elia nel 1970: il modello degasperiano di partito aveva dato al paese l`unicità di leadership e premier e questo aveva estradato la democrazia italiana sul modello inglese. Dopo la morte di De Gasperi e il fallimento della legge elettorale la Dc decide di adottare il modulo della rotazione della cariche. Una scelta che ha portato la democrazia italiana sul binario del declino con un sistema iper-proporzionale con governi deboli. Con il modulo degasperiano invece il Pd è entrato in competizione con Berlusconi vincendo il suo partito padronale con una leadershp democratica.
La critica dell`opposizione a Renzi è che il Pd sia ormai un partito personale.
 Io credo che la personalizzazione sia un bene non un male a patto che la leadership sia contendibile non vedo dove sia il problema; semmai il Pd ha sempre avuto il problema contrario.
Un appunto, uno solo, che sente di accogliere di quelli fatti da D`Alema?
Bisogna far funzionare meglio la democrazia nel partito. In questi mesi preso dalle priorità dell`azione di governo Renzi ha messo il partito in secondo piano. Basti pensare al fatto che la segreteria non è stata ancora rinnovata e Guerini e Serracchiani (i due attuali vicesegretari) non bastano a gestire il partito. Ma questo non passa per lo stravolgimento del modello di partito: leadership e premiership restano capisaldi della nostra novità.
E delle ruvidezze degli ultrà renziani contro D`Alema che ne pensa?
 Ognuno ha il suo stile e ogni leader ha i suoi ultras e i suoi pretoriani che lo aiutano a sbagliare. D`Alema ne sa qualcosa. Detto questo se quello di D`Alema è un ammonimento a non chiudersi questo va accolto se invece l`invito è tornare al vecchio modello di partito – Renzi a palazzo Chigi e Cuperlo alla segreteria – dico no grazie. Il Pd sta assolvendo alla sua vocazione, non c`è un solo motivo per tornare indietro.

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