‘Cambiò la Democrazia Cristiana, ma cambiò in qualche modo la politica italiana’. Così il senatore del Partito democratico Giorgio Tonini ha ricordato in aula la figura di Benigno Zaccagnini nel 25 anniversario della sua morte. ‘Nel luglio del 1975 il consiglio nazionale elesse segretario del partito l’onesto Zaccagnini – ha sottolineato Tonini – e poi decise di andare a un congresso di tipo nuovo, all’insegna della partecipazione degli iscritti e del loro potere di decidere non più una delega in bianco a un capo corrente, ma una piattaforma congressuale collegata a una coalizione e a un candidato segretario. Fu uno scontro all’ultima tessera e all’ultimo delegato e Zaccagnini vinse. Per la prima volta la DC aveva un segretario voluto dal suo popolo e non più frutto delle alchimie di palazzo. Credo che sia giusto ricordare questo passaggio storico 25 anni dopo la morte di Zaccagnini anche perché la storia poi avrebbe preso una direzione diversa da quella da lui sperata. La degenerazione del pentapartito aprirà la strada a Tangentopoli, a una DC privata dal crollo del muro di Berlino del residuo collante anticomunista, e diventerà l’epicentro del terremoto politico italiano che porterà poi al nostro bipolarismo difficile’. ‘Ma proprio ora che nella tempesta le rotte dei riformisti si sono reincontrate nell’ambizioso progetto del Partito Democratico – ha concluso l’esponente pd – la meditazione di Zaccagnini, la sua spiritualità del limite della politica, insieme alla tensione e all’incontro in un umanesimo, sono altrettante suggestioni che sono tornate davanti a noi, che parlano alla nostra speranza ancor più che alla nostra memoria’.

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