«La Consulta ha preso una decisione di buon senso. I giudici si sarebbero dovuti imbarcare in una vicenda complessa. Il risultato del referendum nel giro di poche settimane invece rimetterà in gioco tutto». Così Giorgio Tonini, presidente della
commissione bilancio del senato e vicecapo del gruppo pd di Palazzo Madama, analizza gli scenari del dopo referendum. «Se vince il sì a referendum, la nuova Costituzione prevede che ci sia il giudizio preventivo di legittimità sulle leggi elettorali. E dunque la Consulta sarà chiamata ad esprimersi su tutto l`Italicum. Se invece vince il no, l`Italicum rimane solo formalmente in vigore perché, restando in piedi il vecchio senato, andrà comunque riscritta la legge anche per esso.
Nessun favore e nemmeno sgambetto a Matteo Renzi. La decisione della Consulta di non pronunciarsi più il 4 ottobre prossimo sulla costituzionalità di alcuni pezzi della legge elettorale, l`Italicum, ma di aggiornarsi a dopo il referendum, probabilmente a dicembre, «è una scelta di buon senso». Così Giorgio Tonini, pd, presidente della commissione bilancio del senato e vice capogruppo di Palazzo Madama. Che analizza gli scenari del dopo referendum e bolla come ritorno «alla vecchia politica» la proposta di riforma elettorale lanciata dal Movimento5stelle: ripristinare il proporzionale.
Domanda. Il Manifesto e il Giornale danno una lettura opposta della decisione della Consulta di rinviare il giudizio sull`Italicum un aiutino al premier, per il foglio di sinistra; per il quotidiano di casa Berlusconi, uno sgambetto.
Risposta. La Consulta ha preso una decisione di buon senso. I giudici si sarebbero dovuti imbarcare in una vicenda complessa, in cui certamente ci sarebbero stati scontri tra di loro, quando il risultato del referendum nel giro di poche settimane rimetterà in gioco tutto. Con il rischio poi, anzi quasi una certezza, di essere strumentalizzati, qualsiasi decisione avessero preso sulla costituzionalità della legge elettorale.
D. Qual è il legame tra referendum e legge elettorale?
R.
Se vince il sì a referendum, la nuova Costituzione prevede che ci sia il giudizio preventivo di legittimità sulle leggi elettorali. La Consulta sarà chiamata ad esprimersi su tutto l`Italicum e non più su parti di esso. Se invece vince il no, Iltalicum rimane solo formalmente in vigore perché, restando in piedi il vecchio senato, andrà comunque riscritta la legge elettorale anche per esso.
D. C`è molto fermento alla camera per una mozione di maggioranza Pd-Ap di modifica dell`Italicum…
R.
C`è l`esigenza da un lato di serrare i ranghi del fronte del sì in vista delle campagna referendaria, nella parte più delicata, quella finale, in cui si devono trasmettere messaggi chiari agli elettori. E dall`altro si vuole anche dire che la maggioranza non è chiusa a riccio davanti alle richieste di migliorie. Anche se io sulle modifiche aspetterei l`esito del referendum…
D. Perché?
R.
Se vince il sì, conviene vedere cosa decide la Corte sull`Italicum, servirebbe da guida. Se invece dovesse vincere il no, saremo in un tale caos che andrebbe ripensato tutto… L`Italicum non avrebbe più senso.
D. Il Movimento5stelle ha riproposto il proporzionale.
R.
I grillini devono mettersi d`accordo con loro stessi. Se vogliono il proporzionale vuol dire che accettano di dover fare delle alleanze, cosa che finora hanno sempre negato. E allora dovrebbero dire prima con chi si alleano, non deciderlo in parlamento a seconda delle convenienze…mi pare proprio il ritorno alla vecchia politica, all`ingovernabilità, altro che il nuovo che avanza.
D. Lei cosa modificherebbe dell`Italicum?
R.
Un punto critico, alla luce della sentenza della Corte sul Porcellum, sono le multicandidature con diritto di opzione dell`eletto tra più seggi, l`elettore non è messo nelle condizioni di sapere per chi sta votando. È un punto tra l`altro voluto dalle minoranze, dai piccoli partiti.
D. A gran voce si chiede che il premio di maggioranza sia dato alla coalizione e non più alla lista.
R.
Non demonizzo le coalizioni, ma sottolieno come il premio sia di 25 seggi. Significherebbe legare il destino del governo ai diktat dei piccoli partiti entrati in coalizione. E un`esperienza che abbiamo
già fatto.


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