‘Si può trattare su referendum ed elezione del Presidente non sul Senato elettivo’
Il dibattito sulla riforma costituzionale
è ufficialmente in
stallo fino a martedì, quando
riprenderà nell`aula del Senato.
Tuttavia i pontieri di maggioranza
e opposizione sono all`opera
per tenere aperti i margini di negoziato.
Giorgio Tonini, senatore
Pd, ascoltato consigliere di Renzì,
ragiona con il Garantista sulle
prospettive della riforma e più in
generale dell`impasse politico in
Corso.

C`è ancora una chance per un accordo
o dal ‘muro contro muro’
non ne usciamo?

 I relatori della riforma stanno provando
a elaborare degli emendamenti
che possano accorciare le
distanze. Noi però abbiamo posto
una condizione: che per entrare
nel merito di ogni seria trattativa
vengano rimossi gli emendamenti
ostruzionistici.
L`ostruzionismo resta un problema
malgrado l`applicazione della
cosiddetta tagliola.

Con il contingentamento dei tempi
abbiamo in parte attutito il colpo
dell`ostruzionismo ma per come
stanno ancora le cose è improbabile
che si possa chiudere entro

1`8 agosto. Peraltro in Senato rischia
di andare in onda una scena
di una noia mortale: un votificio
senza dibattito e discussione.
Ma al muro contro muro è arrivato
chi, presentando 8mila emendamenti,
ha detto subito ‘no’ al
dialogo.
Le opposizioni sarebbero disposte
a togliere gli emendamenti a
una condizione: che cediate sul
Senato elettivo.

E` una richiesta semplicemente
irricevibile: non per cattiveria ma
perché così si tornerebbe per la
direttissima al bicameralismo. Ci
sono paletti che non intendevamo
mettere in discussione sin
dall`inizio, uno di questi era il superamento
del bicameralismo. La
non elettività non è un capriccio
della maggioranza. Oggi la fiducia
al governo la danno entrambe le
camere. Domani potrà darla solo
la Camera dei deputati. Oggi le
due camere legiferano entrambe,
il nuovo testo prevede che ci sia
la netta prevalenza della Camera
dei deputati, salvo le materie costituzionali
e alcune altre questioni
generali. Parlare di un Senato
dei nominati è solo pessima propaganda.
Germania, Gran Bretagna,
Spagna, Polonia Francia hanno
un sistema bicamerale: in nes-
suno di questi Paesi, tranne che in
Polonia, la seconda Camera è direttamente
elettiva. Non mi risulta
che in questi Paesi ci sia il fascismo.

Su quali temi è possibile trattare?
La questione delle garanzie per
esempio. C`è chi dice che il sistema
è squilibrato dal punto di vista
delle garanzie costituzionali
in riferimento all`elezione del
presidente della Repubblica. Una
strada potrebbe essere l`ampliamento
del collegio dei grandi
elettori. Già così per la verità il
Senato delle regioni attutisce l`effetto
maggioritario, può infatti
succedere che la maggioranza
delle regioni abbia una maggioranza
diversa da quella nazionale.
Tuttavia se a questo bilanciamento
si vuole aggiungere il lodo Gotor,
ossia chiamare all`elezione
del presidente settanta eurodeputati,
c`è disponibilità a farlo da
parte del governo
 La Lega pone il problema del referendum
C`è la richiesta ad abbassare il numero
delle firme necessarie. Si
può ragionare anche di questo.
Anche se ciò che aiuta il successo
di un referendum è il raggiungimento
del quorum, che con la
riforma si otterrebbe con la metà

più uno dei votanti alle ultime
elezioni politiche.
Ammetterà che il bacino da cui
verranno pescati i nuovi senatori
– le regioni – non gode di molta
popolarità. La Marche, ultima regione
non toccata da scandali,
sono state indagate ieri.

C`è talmente del vero in questa
impressione che Renzi voleva il
Senato dei comuni, dove peraltro
affondano le vere radici dell`Italia
e dove i sindaci, a differenza dei
consiglieri regionali, hanno un livello
di popolarità mediamente
alto. Ciò detto resta il fatto che le
regioni, a differenza dei comuni,
legiferano. Con chi deye dialogare
lo Stato centrale se non con loro?

Un sondaggio Swg ieri diceva che
la maggioranza degli italiani sostiene
il governo sulla riforma: la
si faccia e ci si occupi di lavoro
dicono. E` sorpreso di questo dato?

Gli italiani sanno benissimo come
stanno le cose: esigono istituzioni
democratiche, snelle e funzionanti.
E vogliono stabilità politica.
Vede Angela Merkel governa
la Germania da nove anni: quanti
presidenti del consiglio italiani
ha visto passare sotto i ponti del
Tevere? Io credo che siano troppi.
E in Germania non c`è il fascismo.

Grillo dice che il fascismo è in
Italia.

Se la situazione non fosse drammatica
sarebbe per certi versi comica.
La realtà è che siamo fragi-
lissimi, appesi a un filo. Agli
umori di Ncd, al tasso di popolarità
del premier che ad autunno
avrà un calo fisiologico con la necessaria
manovra per il 2015 e la
legge di stabilità, peraltro necessarie
a confermare gli 80 euro in
busta paga. Siamo in una precarietà
istituzionale come in nessun
altro paese europeo, aggrappati
all`equilibrio di un galantuomo
novantenne come Napolitano
mentre c`è una gran voglia di veder
cadere quello che sta sospeso
sul filo come se quel filo non ci
stessimo appesi tutta. Anche nel
Pd ci sono alcuni che non aspettano
altro. Fanno il tifo per il vento.
Ecco alle elezioni ci si può precipitare
così. Per il Pd non sarebbe
un problema ma per l`Italia sarebbe
un dramma. Politico, economico
e istituzionale.


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