Che, tra l’altro, c’è nel 2017, non tra cinquant’anni
Fassina & company si attrezzino «per sconfiggere Renzi al prossimo congresso», invece di minacciare dí lasciare il Pd. «Il congresso c`è nel 2017, non tra cinquant`anni». Giorgio Tonini, vicepresidente dei senatori democratici, ricorda che nei partiti si è maggioranza o minoranza, che le parti spesso si invertono, e che per stare insieme in un partito solido ci sono due regole «non andarsene quando si è minoranza e attenersi al momento del voto alla linea del partito democraticamente decisa». Un appello alla coerenza e alla responsabilità, quello di Tonini, che giunge nei giorni in cui Stef ano Fassina, esponente della minoranza dem, lancia ulteriori segnali di insofferenza verso il governo e il Pd renziano per la linea intrapresa sulla riforma della scuola. Con l`ex capogruppo alla camera, Roberto Speranza, che ha rincarato la dose: «Se lascia Fassina, è un problema di tutti».
Domanda. Il premier Renzi ieri ha aperto a modifiche alla legge costituzionale. Un tentativo per recuperare la sinistra interna?
Risposta.
L`obiettivo del partito è sempre stato quello di condurre in porto le riforme con un consenso u piu ampio possibile. Sull`ultimo voto all`Italicum non è stato possibile, ma l`alternativa era non fare nulla, fermarsi. La minoranza Pd ha deciso di farne una questione di principio, Forza Italia è passata dall`aver votato quella stessa legge al senato all`uscire dall`aula alla camera, accusandoci di una legge fascista…Ora però bisogna andare avanti e lavorare per ricostruire un consenso largo.
D. Che perimetro ha?
R.
Un consenso che coinvolgà il Pd tutto e le opposizioni che ci stanno, a partire da Forza Italia.
D. Un patto del Nazareno 2?
R
. Forza Italia è l`unico partito di opposizione che ha già votato la riforma costituzionale, che ha mostrato un interesse vero. Il Movimento 5stelle non è un interlocutore, non ha mai aperto in modo realistico.
D. Una delle richieste agitate sia dalla sinistra interna che da Fi è l`eleggibilità dei nuovi senatori.
R.
Al senato la riforma costituzionale arriva in terza lettura, le parti già approvate senza modifiche da entrambe le camere non sono più modificabili. E questo è un vincolo tecnico che non consente di inserire l`eleggibilità diretta dei senatori, oltre ad essere un vincolo politico visti gli accordi che sottostanno a quella scelta. Salvo non si voglia mandare all`aria tutto il lavoro fatto finora.
D. A allora come pensate di poter trattare?
R.
Si possono comunque trovare delle formule per rispondere alla richiesta di una legittimazione diretta dei senatori espressione dei consigli regionali. D. E quali sono?
 R.
Per esempio, potremmo prevedere che la legge elettorale ordinaria, a cui rinvia il ddl costitúzionale, che dovrà disciplinare le modalità di scelta dei senatori da parte dei consigli regionali leghi il voto del consiglio al voto del cittadino.
D. Un meccanismo complicato…
R.
Niente affatto. Si potrebbe per esempio prevedere un listino con il quale gli elettori eleggono anche i consiglieri senatori. Da questa rosa poi sceglierebbero i consigli, in base a dei criteri. Insomma, delle soluzioni si possono trovare, ma rimettere tutto in discussione no.
D. Pensa che questo basterà a calmare gli animi della sinistra interna? Fassina ha fatto capire che potrebbe lasciare sulla riforma della scuola.
 R.
Il governo ha proposto un disegno di legge e non un decreto legge sulla scuola che ha avuto un`ampia discussione preliminare, ora la camera la sta modificando, e altri margini potranno esserci qui al senato, fermo restando che il provvedimento deve essere licenziato per il 15 giugno altrimenti saltano le 100mila assunzioni. Poi non si può essere d`accordo su tutto, ma non capisco perché andarsene.
D. Una frattura troppo grande con il partito, con il suo segretario sui principi, dal Jobs act alla scuola, non è poco.
R.
Io sono stato minoranza nel Pd quando Fassina era maggioranza. Ho combattuto per le mie idee ma poi mi sono` adeguato alla linea decisa a maggioranza dal mio partito e sono stato leale. Le maggioranze e le minoranze si invertono in un partito, ma vanno rispettate le regole dello stare insieme. Si attrezzino piuttosto per sconfiggere Renzi al prossimo congresso, c`è nel 2017, non tra cinquant`anni.
D. Renzi oggi appare imbattibile.
R.
Anche Pierluigi Bersani lo sembrava.
D. Non teme invece che ci possano essere frane al senato? Avete una maggioranza già fragile.
 R.
Io mi auguro che tutti, a partire da Civati, ci ripensino, il terreno dove combattere le proprie battaglie per il paese è il Pd, non ce ne sono altri fuori. Comunque finora sono più quelli che sono arrivati che quelli che se ne sono andati.

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