‘L’emendamento al dl Irpef, che ho presentato in commissione Bilancio del Senato e che è stato accolto dal governo, non prevede nessun ‘nuovo balzello sul passaporto’, come è stato erroneamente scritto da alcuni organi di stampa, ma èuna semplificazione burocratica della tassa in vigore, a vantaggio sia dei cittadini che degli uffici, in particolare dei consolati, nello spirito della migliore spending review’. Lo afferma Giorgio Tonini, vicepresidente dei senatori Pd e capogruppo in commissione Esteri a Palazzo Madama.
‘Attualmente – spiega – il passaporto è soggetto, al momento dell’emissione, al rimborso del costo del libretto (42,50 euro) e a una tassa (40,29 euro). Per l’uso al di fuori dell’Unione Europea, la tassa di 40,29 euro è dovuta ogni anno. In analogia a quanto fanno i nostri maggiori partner internazionali, ho proposto di riformare il meccanismo di tassazione del passaporto, unificando tutti i tributi attualmente previsti in un’unica tassa pagata al momento dell’emissione (73,50 euro più il costo del libretto, lasciato invariato a 42,50 euro). Rispetto all’attuale costo di emissione, l’importo è aumentato per compensare il minore introito derivante dalle tasse annuali che non saranno più dovute. L’emendamento – conclude il senatore democratico – è dunque neutro per le casse dello Stato, non comporta né aumento né riduzione di entrate. Mi sembra invece vantaggioso per i cittadini. Con questo nuovo sistema, il cittadino che userà il passaporto una volta sola in cinque anni pagherà, è vero, un po’ di più. Ma tutti coloro che lo useranno anche solo due volte, in due anni diversi, nel corso del quinquennio, pagheranno di meno. E soprattutto non dovranno preoccuparsi di pagare il ‘balzello’ annuale, che per gli italiani residenti all’Estero significa dover andare in consolato, spesso in una città diversa da quella di residenza, sobbarcarsi il viaggio, le file e contribuire, loro malgrado, a ingolfare inutilmente uffici già oberati di lavoro’.

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