A nove mesi dal voto del Senato che obbliga i partiti a mettere in Rete le spese, solo Pd e Autonomie sono in regola. Pdl, Lega e Monti no. E i Cinquestelle? No

L’hanno messo nero su bianco  il 16 gennaio, in piena campagna elettorale. Tirava aria di tutti a casa, quando il consiglio di presidenza del Senato, allora guidato da Renato Schifani, si riunì per dare via libera al nuovo regolamento di contabilità di Palazzo Madama. Dieci articoli in tutto, nel nome della trasparenza. «Ciascun gruppo si dota di un proprio sito Internet ( … ) nel quale sono pubblicati e resi liberamente disponibili i seguenti documenti: organizzazione interna del gruppo, gli estremi dei mandati di pagamento, assegni e bonifici bancari, rendiconti e relazioni sulla gestione». Recita così, testuale, l`articolo 5 del testo firmato nove mesi fa in Senato dai rappresentanti dei partiti. Parole d`ordine: tutto in Rete, tutto su Internet, per dare la possibilità ai cittadini di controllare le spese dei loro rappresentanti. Insomma, il massimo della trasparenza. Solo che poi, passando dalle parole ai fatti, le cose sono andate un po` diversamente da quanto promesso in quelle giornate di campagna elettorale. Ebbene, ‘l`Espresso’ ha verificato che a nove mesi di distanza da quel solenne impegno, e sei mesi dopo l`inizio della legislatura, soltanto due partiti hanno rispettato alla lettera il regolamento del Senato. Il Pd e il Gruppo per le Autonomie (Svp, Union Valdotaine, Autonomisti Tirolesi, Psi e Movimento italiani all`estero) hanno creato un sito Internet dove è possibile consultare l`elenco dettagliato delle spese del gruppo in Senato. E tutti gli altri? Non pervenuti. Il Pdl fin qui non ha pubblicato nulla. Alla voce trasparenza del sito ‘Pdl Senato’ non c`è niente che faccia riferimento al rendiconto di entrate e uscite. Idem per quanto riguarda Scelta Civica. E il gruppo Grandi Autonomie e Libertà, meglio noto come Grande Sud, alla voce amministrazione ha messo in Rete una pagina vuota.
 Compito in bianco pure per i grillini. Gli alfieri della trasparenza, protagonisti di epiche battaglie (anche tra di loro) nel nome dello scontrino, non hanno ancora pubblicato nulla. Bonifici, mandati di pagamento, assegni: tutto è rimasto nei cassetti del gruppo presieduto dal senatore Nicola Morra. Sul blog di Beppe Grillo, che è poi la sede virtuale da dove parte ogni comunicazione del movimento, non c`è traccia dei documenti che in base al regolamento del Senato dovrebbero essere consultabili on line. Fedeli agli impegni presi in campagna elettorale, i parlamentari grillini hanno già rinunciato a 42 milioni di rimborsi elettorali. E a luglio, con il ‘Restitution Day’, hanno rimandato al mittente, cioè lo Stato, parte del loro stipendio e della diaria, in totale circa 1,6 milioni.
Alcuni deputati hanno anche reso pubblici i propri compensi, con il dettaglio delle indennità a cui hanno rinunciato. Le entrate e le spese del gruppo al Senato restano invece materia riservata. Eppure, i parlamentari Cinquestelle avevano promesso di pubblicare sul loro sito «ciascun mandato di pagamento, assegno o bonifico, con attestazione della relativa causale». Questo è quanto sí legge nello statuto dei senatori del Movimento, reperibile, questo sì, all`indirizzo del blog di Beppe Grillo. Niente da fare, gli attivisti anticasta, sbarcati in Parlamento grazie anche alla battaglia sui costi della politica, in questo caso si sono comportati come berlusconiani e leghisti.
Nove mesi fa i partiti si erano affrettati a cambiare le regole del gioco sull`onda di scandali come quello del tesoriere della Lega, Francesco Belsito. All`epoca era ben vivo anche il clamore sollevato dai furti milionari del senatore del Pd Domenico Lusi, che aveva a lungo amministrato il defunto partito della Margherita. Non c`è tempo da perdere, devono essersi detti a Palazzo Madama. Conviene passare in fretta una mano di bianco sulle vecchie imbarazzanti vicende.Tanto più che le elezioni incombevano di lì a qualche settimana. Ed ecco che a gran velocità viene approvato un nuovo regolamento della contabilità dei gruppi. I partiti adesso sono obbligati a dar conto quasi in tempo reale della gestione del denaro pubblico a loro affidato. E non basta la pubblicazione di un rendiconto annuale. Le nuove norme impongono che l`elenco di bonifici, assegni e mandati di pagamento, una sorta di estratto conto bancario, venga messo via Internet a disposizione di tutti gli interessati almeno ogni quattro mesi. Le disposizioni del Senato sono molto più stringenti (chissà perché) rispetto a quelle sulla stessa materia varate dalla Camera solo un paio di mesi prima (novembre 2012). A Montecitorio è sufficiente presentare un resoconto annuale della gestione del gruppo, accompagnato da ll`ok formale di una società di revisione. Non è invece richiesta la pubblicazione on line dei giustificativi di spesa, obbligatoria al Senato.
Queste, in breve, le nuove regole varate nel nome della trasparenza. Regole rimaste in buona parte lettera morta, visto che la maggioranza dei partiti hanno pensato bene di far finta di niente. «È un problema che stiamo affrontando», si giustifica un portavoce di Scelta Civica. «Il sito Internet ancora non c`è, abbiamo chiesto tanti preventivi ma ancora non lo abbiamo fatto», spiega il rappresentante del partito fondato da Mario Monti. Buio pesto anche in casa Pdl. «Il gruppo si è costituito ad aprile spiega il portavoce – poi c`è stato agosto, ma entro settembre pubblicheremo tutto». Pochi giorni ancora, assicurano i senatori del centrodestra, e finalmente si potrà leggere come vengono spesi i soldi pubblici destinati al gruppo.
Sì vedrà. Per il momento solo Pd e Autonomisti hanno le carte in regola. E così dai numeri del rendiconto si scopre che i Democratici da maggio a luglio hanno speso 1,4 milioni, di cui circa un milione e 350 mila euro alla voce stipendi e contributi dei 46 dipendenti (più sette collaboratori) del gruppo. Il totale comprende anche le retribuzioni di marzo (metà) e aprile a cui va aggiunta la quattordicesima. In media, quindi, lo stipendio lordo si aggira sui 4 mila euro al mese. Poí ci sono le spese varie. Alla sola voce ‘auto presidente’ sono associate uscite per oltre 2 mila euro tra metà marzo e fine luglio. Per presidente si intende con ogni probabilità il capogruppo Luigi Zanda (*). Anche circolare nel centro di Roma ha i suoi costi. Per il rinnovo dei permessi per la zona a traffico limitato della capitale sono stati spesi oltre 4 mila euro in tre mesi (**). Infine troviamo cultura e informazione. C`è il conto dell`edicola: circa mille euro al mese per quotidiani e riviste. E anche i libri. Un libro solo, per la verità. Cinquanta copie della biografia dí Nilde lotti, editore Donzelli. Al prezzo di 945 euro.

Nota della redazione del sito in riferimento ai contenuti dell’articolo:
(*) In merito alla cifra di oltre 2 mila euro per le spese auto, si chiarisce che in realtà le spese per il Presidente Luigi Zanda ammontano a 590 euro, mentre 1.620 euro corrispondono alle spese sostenute per i vicepresidenti Stefano Lepri, Claudio Martini, Giuseppina Maturani e Giorgio Tonini.
(**) Per quel che riguarda gli oltre 2
mila euro spesi per permessi Ztl si tratta, come da accordi presi con il personale, di una spesa anticipata dal Gruppo ma interamente a carico dei 7 dipendenti interessati: l’importo (circa 590 euro all’anno per contrassegno) viene mensilmente restituito mediante trattenuta in busta paga.