“Le questioni poste dalla Corte di Cassazione meritano senza dubbio una riflessione perché riguardano il diritto a morire dignitosamente di ogni persona detenuta e quindi anche di Totò Riina. L’ipotesi di una mutazione della pena detentiva in arresti domiciliari ora è nelle mani del Tribunale di Bologna che, sono certo, valuterà con saggezza e piena cognizione di causa, considerando che il regime del 41bis è una condizione diversa di trattamento per chi si è macchiato di crimini efferati legati a una associazione mafiosa. Come Commissione Antimafia abbiamo avviato un’indagine per verificare le condizioni di trattamento dei detenuti nelle sezioni riservate, con visite nei penitenziari di Opera a Milano, di Parma e di Sassari. Le condizioni di detenzione che la Commissione ha verificato sono tali che non si può affermare che il diritto alla salute e a una morte dignitosa siano pregiudicati e sulla base di questo assunto si possa tramutare la pena in arresti domiciliari. Anche a Totò Riina, come a tutti gli altri detenuti al 41 bis, è giusto assicurare tutte le cure necessarie in carcere e, se occorre, in ospedale. Ma mi fermerei qui”. Lo dice il senatore del Pd Stefano Vaccari, componente della Commissione Antimafia.

“Ero presente alla visita a Sassari – prosegue Vaccari – carcere di massima sicurezza dove sono rinchiusi 90 detenuti al 41 bis, 23 per terrorismo. Anche lì ci sono persone malate che dispongono di un ambulatorio medico riservato attrezzato, mentre all’interno dell’ospedale di Sassari è allestito un mini reparto ad hoc. Se c’è una persona malata, lo Stato deve riservare un adeguato trattamento terapeutico a prescindere dai crimini commessi e dalla presenza o meno, che nel caso di Riina a Parma o Leoluca Bagarella a Sassari non c’è stata, di una presa di coscienza, di un percorso di ravvedimento e di conversione. La concessione degli arresti domiciliari a Riina, oltre ad essere sproporzionata, creerebbe un precedente grave che aprirebbe una falla nel sistema speciale di ‘carcere duro’ che ha sempre spaventato i mafiosi e continua ad essere un elemento deterrente determinante. Inoltre se il capo della Direzione nazionale antimafia spiega che Rina è ancora il capo riconosciuto della mafia, come possiamo pensare di revocargli il 41 bis?”.