Le fortissime piogge e i forti venti che si sono abbattuti sulla Romagna tra mercoledì e venerdì scorso hanno provocato mareggiate lungo la costa e alluvioni fino alle zone più interne: in meno di settantadue ore sono caduti circa 100 millimetri lungo il litorale, mentre nelle zone più interne, come il Lughese, il Faentino, il Forlivese e il Cesenate, gli accumuli sono stati di circa 130-170 millimetri, valori in generale anche tre, quattro volte superiori alle precipitazioni medie di tutto il mese di febbraio.
Dopo l’emergenza di venerdì, con molte località sott’acqua sia per le mareggiate sia per l’esondazione dei fiumi, la Regione Emilia-Romagna ha attivato le procedure per richiedere lo stato di calamità naturale.
Sabato scorso si è svolta a Ravenna una riunione d’urgenza tra il Presidente della Regione Emilia-Romagna e i sindaci dei Comuni romagnoli colpiti dall’eccezionale ondata di maltempo. La Regione ha chiesto a tutti i Comuni di inviare entro questa settimana una relazione sui danni subiti e sulla loro quantificazione economica. La Regione ha inoltre deciso di stanziare la somma di 5 milioni per far fronte agli interventi più urgenti.
Ancora non è possibile una stima precisa dei danni. Una prima valutazione ipotizza che siano decine di milioni di euro i danni concreti, ai quali poi andranno aggiunti quelli derivanti al settore agricolo e commerciale.
Nella mia città, Cesena, la stazione meteo dell’ARPA ha registrato oltre 142 millimetri di pioggia nella nottata tra mercoledì e giovedì. I danni più gravi sono stati registrati nell’area sudorientale del territorio comunale, cioè quella colpita da allagamenti.
Complessa anche la condizione di altri Comuni del territorio Cesenate e Forlivese: fra questi Gambettola, Cesenatico e Savignano hanno pagato il prezzo più duro, con allagamenti che hanno compromesso la viabilità e costretto diverse famiglie a sfollare. A Gambettola la tracimazione del torrente Rigossa ha inondato di acqua e fango il centro storico, con danni ingenti ad abitazioni e attività commerciali. A Cesenatico la forza d’urto e la violenza delle acque dell’Adriatico, con onde altissime, hanno sradicato decine di alberi, travolto auto, bidoni della spazzatura e tutto ciò che incontravano sul loro cammino. Gran parte dei sotterranei di hotel e case sono stati allagati. Il Comune di Cesenatico è stato per diverse ore temporaneamente isolato per via di diffusi allagamenti sulle arterie stradali e pesanti allagamenti si sono registrati anche a Cervia, Milano Marittima, Lido di Dante e Savio e Porto Garibaldi nel Ferrarese.
Danni ingenti sono quelli alle strutture dei bagni del lungomare, che andranno aiutati per non compromettere una componente determinante dell’economia turistica regionale.
Voglio esprimere tutta la mia vicinanza e solidarietà alle persone ed alle famiglie coinvolte che ancora stanno affrontando, con la consueta operosità e capacità di non arrendersi dei romagnoli, questa grave situazione. Un sentito apprezzamento va a tutti gli amministratori, le prefetture, gli operatori, i cittadini e i volontari. Ora è urgente ripristinare nel più breve tempo possibile le difese del mare, riaprire i collegamenti, intervenire sulle frane e sul reticolo idrografico danneggiato. La priorità è quella, da parte degli enti locali e della Regione Emilia-Romagna, di dare risposta ai cittadini, alle imprese e agli stabilimenti danneggiati, per un ritorno alla normalità che richiede il massimo impegno da parte di tutti.
Per questo motivo proprio oggi è stata depositata un’interrogazione, sottoscritta da tutti i senatori emiliano-romagnoli, al Ministro dello sviluppo economico ed al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare per chiedere fra le altre cose, vista l’estensione e la complessità dei danni provocati, se vi siano le condizioni per dichiarare lo stato di emergenza e di calamità nazionale, così come già richiesto dal Presidente della Regione Emilia-Romagna.
Un’ulteriore richiesta particolarmente importante, che tanti amministratori in questi giorni mi hanno comunicato di condividere, è quella di escludere dal Patto di stabilità per l’anno in corso le spese che sosterranno gli enti locali per far fronte ai danneggiamenti e per ripristinare lo stato dei luoghi e la messa in sicurezza del territorio.