“Sono tanti i motivi per cui una donna non sporge denuncia nei confronti del marito violento: per paura, per insicurezza, per scarsa fiducia nelle istituzioni, per mancanza di mezzi, per non perdere i figli. Qualunque sia il motivo va rispettato e compreso. Il barbaro femminicidio di Ana Cristina Duarte avvenuto nel pesarese per mano del marito Ezio Di Levrano non ha giustificazioni, come tutti i femminicidi, ma ragioni profonde da rintracciare nella cultura tossica del possesso, del potere maschile, del mancato rispetto dei diritti delle donne, in una parola del patriarcato. E’ scattato il Codice rosso e le autorità hanno fatto ciò che potevano. L’insegnamento dei centri antiviolenza è che le donne vanno sostenute, credute e aiutate, fino a quando non decidono e anche dopo. Dobbiamo proseguire su questa strada e intensificare gli sforzi, accorciare i tempi di reazione, moltiplicare i centri di accoglienza, cambiare la cultura. In ogni caso, la colpa è sempre di chi commette il reato e mai della vittima, bisogna fare attenzione a tutte le forme di vittimizzazione secondaria”. Lo dice la senatrice del Pd Valeria Valente, componente della Bicamerale femminicidio. “In questa battaglia contro la violenza di genere e il femminicidio – sottolinea ancora Valente – bisogna stare davvero dalla parte delle donne, comprendere che si tratta di un fenomeno complesso di natura culturale e che anche le donne abusate devono affrontare un percorso di cui la denuncia è una tappa”.
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